A cura di Adusbef,
Una delle caratteristiche emergenti dell’ attuale panorama economico e sociale italiano è la progressiva “desertificazione bancaria”. Secondo uno studio della FABI, il sindacato dei lavoratori del settore bancario, circa 4 milioni di italiani, pari al 7% dell’ intera popolazione, vivono in uno dei 3.062 comuni nei quali non esiste una filiale di un istituto di credito. Dal 2012 alla fine dello scorso anno gli sportelli sul territorio sono passati da 32.881 a 21.650.
Il fenomeno assume caratteristiche diverse a seconda delle aree geografiche: al nord la popolazione interessata ammonta al 6%, al centro al 3,2%, mentre è al sud che il fenomeno appare più marcato, con il 10,7% degli abitanti che non può contare neanche su una filiale vicino casa. La Campania, poi, è la prima regione nel nostro paese per numero di cittadini “senza banca”: sono circa 700.000. A livello regionale, i territori che risentono maggiormente del fenomeno della desertificazione bancaria sono il Molise, con il 37,3% degli abitanti “senza banca”, la Valle d’ Aosta con il 33,4% e la Calabria, con il 28,8%. Le regioni nelle quali la presenza degli istituti è più capillare sono invece l’ Emilia Romagna, dove solo l’1,2% dei cittadini non può contare su una filiale, e la Toscana, in cui la stessa percentuale è dell’ 1,5%. La nostra regione, il Lazio, non risente in maniera particolarmente pesante della desertificazione: solo il 4,3% della popolazione è “senza banca”.
Tra i motivi che spingono gli istituti di credito a chiudere le loro filiali fisiche sul territorio sicuramente c’è l’ avvento e lo sviluppo sempre più marcato dell’ home banking e delle tecnologie digitali; come possiamo facilmente intuire, questa tendenza si è ulteriormente e rapidamente accentuata negli ultimi 2 anni a causa del COVID. Non solo: le agenzie bancarie sono sempre meno frequentate ma richiedono personale attivo con conseguenti aggravi sui costi d’ esercizio. D’ altro canto, però, se è vero che oggi l’ home banking prende sempre più piede, non bisogna dimenticare che l’ Italia si situa al di sotto della media europea per tasso di digitalizzazione bancaria fra la popolazione (45% contro il 58% della media europea). Per di più, va considerato il fatto che i piccoli comuni, che sono quelli più colpiti dal fenomeno in esame, possono avere anche problemi di connessione a internet, con conseguente difficoltà (o impossibilità) per gli utenti di sfruttare l’ home banking. Inoltre, nelle realtà territoriali maggiormente interessate dalla desertificazione vivono in genere persone anziane, meno avvezze all’ uso di strumenti informatici. Questo scenario di desertificazione può influire negativamente sul tessuto economico-sociale dei piccoli comuni: meno banche, infatti, significano meno investimenti, meno imprese, meno lavoro, con conseguente spopolamento dei territori interessati.
Ma cosa c’è alla base della scelta delle banche di chiudere molti dei loro sportelli sul territorio? Secondo Lando Maria Sileoni, segretario della FABI, gli istituti bancari stanno spostando puntando molto più sulla vendita di prodotti finanziari e assicurativi che sulla concessione di prestiti, mutui e crediti. Inoltre, come si diceva in precedenza, gli istituti di credito giustificano la scelta in base al fatto che ormai molti clienti optano per l’ homebanking. Sta venendo meno, in tal modo, la presenza capillare delle filiali fisiche e così anche il ruolo economico-sociale sul territorio; a supplire nello svolgimento di questo ruolo potrebbero essere le banche di credito cooperativo. Questi istituti, con l’ entrata in vigore del Testo unico bancario nel 1993, sostituiscono le vecchie casse rurali e artigiane. Si costituiscono in società cooperative e in quanto tali hanno carattere di mutualità; hanno inoltre un legame profondo con il territorio. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che, come ogni impresa cooperativa, anche la banca di credito cooperativo nasce come espressione della comunità del territorio e sulla base delle esigenze della stessa. Oggi in circa 695 comuni italiani sono l’ unica presenza fisica e concreta del credito.
Una soluzione al problema potrebbe essere data dall’introduzione di sportelli automatici pluriservizi (informazioni sul conto, prelievo contanti, versamenti, bonifici, richiesta di prestiti) ma molte banche ritengono eccessivamente onerosa la loro gestione alla luce della struttura attuale delle commissioni percepite. Oggi, infatti, tale struttura avvantaggia la banca che emette la carta (bancomat, prepagate ecc.) e non ripaga i costi di gestione a carico della banca proprietaria degli sportelli automatici. I quali sono anch’essi in fase di forte diminuzione per la chiusura di quelli più onerosi: gli sportelli automatici sono passati, infatti, da 41.304 del 2017 a 37.389 del 2021. A fine ottobre, l’Antitrust dovrebbe pronunciarsi proprio sulla eventuale revisione della struttura di pagamento delle commissioni.
Per approfondire: https://www.adusbef.it/nuovo-sistema-di-commissioni-su-prelievi-da-sportelli-automatici