Il Ministero della Salute, con una nota del 3 maggio, ha divulgato la segnalazione dell’Autorità francese (Ministère de l’Agriculture et de l’Alimentation) riguardante il ritiro e richiamo dei formaggi Saint-Félicien e Saint-Marcellin della Fromagerie Alpine di Romans-sur-Isère, attraverso il sistema europeo di allerta rapido alimentare (RASFF), per l’insorgenza di casi di sondrome emolitica uremica riconducibile al consume dei formaggio francesi a latte crudo.
Caratteristiche del prodotto:
Stabilimento FR 26 281 001 CE
Denominazione dei prodotti : SAINT- FELICIEN (confezioni da 180 g) e SAINT MARCELLIN (confezioni da 80 g)
Lotti: tutti I lotti da l 032 a l 116
Marchi commerciali: FROMAGERIE ALPINE, CARREFOUR, REFLET DE FRANCE, LECLERC, LIDL, AUCHAN, ROCHAMBEAU, PRINCE DES BOIS, SONNAILLES ET PREALPIN
Raccomandazioni*:
A coloro che detengono il formaggio in questione viene chiesto di non consumarlo – specialmente i bambini piccoli, le donne incinte, le persone immunocompromesse e gli anziani – e di riportarlo al punto vendita dove è stato acquistato.
Le persone che hanno avuto diarrea, dolore addominale o vomito dovrebbero consultare il loro medico il più presto possibile, citando l’uso del prodotto alimentare e il possibile collegamento con il batterio Escherichia coli.
In assenza di sintomi entro 10 giorni dal consumo dei prodotti in questione, non è necessario preoccuparsi e consultare un medico.
Secondo quanto riportato dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, di cui si riporta un estratto, “La sindrome emolitico-uremica (SEU) è una malattia che si presenta con grave insufficienza renale, piastrine basse ed anemia severa, che di solito compaiono dopo qualche giorno di diarrea con muco e sangue nelle feci. Il paziente di solito si reca al Pronto Soccorso perché i genitori notano che il loro bimbo non fa la pipì e che è confuso.
A COSA E’ DOVUTA
La causa di questa malattia è una reazione anomala all’infezione (la più frequente è la diarrea da Escherichia Coli) che determina emolisi, ossia distruzione di globuli rossi e consumo di piastrine, con la formazione di piccolissimi trombi (conglomerati di globuli rossi e piastrine) che danneggiano il rene e anche il cervello. Per questo il paziente non urina o urina molto poco, è confuso o sonnolento e i suoi esami mostrano riduzione marcata dei globuli rossi e delle piastrine e rialzo della creatinina, segno di insufficienza renale. Ci sono rare forma che non sono dovute all’infezione da E. Coli ma che hanno una base genetica, in questo caso non sempre il bambino ha la diarrea.
COME SI TRATTA
Il trattamento di questa malattia è di supporto, sostituendo i reni con una dialisi e stabilizzando il bambino finché il problema non si risolve spontaneamente. Se è presente diarrea o se vi sono altri segni di infezione viene intrapresa unaterapia antibiotica per trattare l’infezione e accelerare la guarigione. Nelle forme più gravi e nelle forme senza diarrea (su base genetica) si può utilizzare un farmaco che blocca il meccanismo che conduce all’emolisi.
QUALI COMPORTAMENTI METTONO MIO FIGLIO A RISCHIO DI SVILUPPARE UNA SEU?
Poiché questa grave malattia è scatenata molto frequentemente dalla diarrea da Escherichia Coli, un germe a trasmissione oro-fecale che pertanto si trasmette in condizioni di scarsa igiene, si consiglia di:
1) Non consumare alimenti potenzialmente contaminati, come per esempio acque non pulite (mai bere da un pozzo o da una fonte dove possono aver bevuto animali), latte “crudo” non pastorizzato o latticini preparati con questo tipo di latte, e carni crude o semicotte.
2) Lavarsi sempre bene le mani prima di portarle alla bocca, soprattutto dopo il contatto con terra, animali, gli alimenti freschi elencati sopra.[1]
Richiamati l’11/04/2019 5 prodotti “PREPARATI DI FRUTTA”
Motivo dei richiami: tracce di aflatossina
babylove Purea di frutta a base di mela, fragola e banana con cereali integrali
Lotto di produzione: TUTTI
Marchio del prodotto: babylove
Peso: 90 gr
Sede dello stabilimento: Via A. De Gasperi nr. 130 – 38123 Trento
Scadenza: 16/10/2020
Nome del produttore: Trento Frutta
babylove Winterwunder purea di mela e mango con succo di melagrana
Lotto di produzione: LA 288
Marchio del prodotto: babylove
Peso: 190 gr
Sede dello stabilimento: Via A. De Gasperi nr. 130 – 38123 Trento
Scadenza: 15/10/2020
Nome del produttore: Trento Frutta
babylovePreparazione di frutta con mela, fragola, lampone e mirtilli
Lotto di produzione: LA 289
Marchio del prodotto: babylove
Peso: 190 gr
Sede dello stabilimento: Via A. De Gasperi nr. 130 – 38123 Trento
Scadenza: 16/10/2020
Nome del produttore: Trento Frutta
babylove Purea di frutta a base di mela, fragola e banana con cereali integrali
Lotto di produzione: TUTTI
Marchio del prodotto: babylove
Peso: 90 gr
Sede dello stabilimento: Via A. De Gasperi nr. 130 – 38123 Trento
Scadenza: 17/10/2020
Nome del produttore: Trento Frutta
babylove Preparazione di frutta a base di pesca, mela e maracuja
Lotto di produzione: LA 289
Marchio del prodotto: babylove
Peso: 190 gr
Sede dello stabilimento: Via A. De Gasperi nr. 130 – 38123 Trento
Scadenza: 16/10/2020
Nome del produttore: Trento Frutta
Cosa sono le aflatossine?
Secondo quanto riportato dall’EFSA (European Food Safety Authority – L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), le aflatossine sono micotossine (= sostanze chimiche tossiche prodotte da funghi) prodotte da due specie di funghi Aspergillus presente soprattutto in territori caratterizzati da clima caldo ed umido.
Le aflatossine sono note per le loro proprietà cancerogene e genotossiche, pertanto, il consumo accidentale nel genere alimentare è tollerato dalla legge entro certi limiti, per la tutela della salute del consumatore a tavola.
Questo tipo di sostanze tossiche sono presenti in particolar modo in prodotti alimentari quali: arachidi, frutta a guscio, granoturco, riso, fichi e altra frutta secca, spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao, a seguito di contaminazioni fungine che possono avvenire sia prima che dopo la raccolta.
Esistono diversi tipi di aflatossina, la più diffusa nei prodotti alimentare e la più potente in termini di cancerogenicità e genotossicità è l’aflatossina B1, prodotta sia dall’Aspergillus flavus sia dall’Aspergillus parasiticus.
Come detto, l’Unione Europea tutela i consumatori fissando con legge i limiti massimi di aflatossina che ogni cibo (alimenti e mangimi) può contenere per garantire che non nuocciano alla salute umana od animale oppure incoraggiando le buone pratiche in materia di agricoltura, stoccaggio e lavorazione, tentando di evitare a monte la produzione della micotossina.
Il progetto sperimentale delle multinazionali dedicato all’Etichettatura Nutrizionale Semplificata (Evolved Nutrition Label) subisce un forte arresto: il motivo? La mancata concertazione sulle porzioni di consumo prese a riferimento per l’indicazione dei valori nutrizionali. Le aziende che stavano partecipando al progetto (Coca-Cola, Nestlè, Mondelez, Unilever e PepsiCo), mediante comunicato, hanno deciso di sospendere la procedura in attesa di concordare, mediante l’apporto della Commissione Europea, la giusta scelta delle porzioni di cibo e/o bevande da prendere in esame per fornire adeguati dati semplificati sulle etichette. In seguito allo stop annunciato dalle “Big Food”, lo scorso mese, la PepsiCo ha comunicato l’intenzione di avviare una nuova sperimentazione ma sul modello britannico che utilizza valori nutrizionali per 100 grammi/ml. Le cosiddette “Etichette a semaforo” potrebbero comparire con numeri significativi già ad inizio 2019 ed è per questo che è necessario conoscerne il loro significato in ragione di una scelta consapevole degli alimenti da acquistare. L’utilizzo dei bollini “semaforici” rientra tra gli accorgimenti facoltativi che possono essere utilizzati dalle industrie alimentari, resta obbligatorio invece, l’etichettatura nutrizionale prevista da normativa (Reg. 1169/2011 UE), l’obiettivo è lo stesso: incoraggiare i consumatori ad acquistare i prodotti più salutari.
Scopriamo i modelli delle etichettature a semaforo più diffusi:
Nel modello britannico si riporta il contenuto di grassi, grassi saturi, sale e zuccheri contenuti in 100gr di alimento ed i tre colori corrispondenti forniscono informazioni circa la “pericolosità” dell’alimento (dal rosso più pericoloso al verde più sano); un metodo che necessita di giusta interpretazione in quanto per alcuni alimenti il consumo di 100gr in unica soluzione è poco probabile. E’ il caso di alcuni prodotti made in Italy come ad esempio il Parmigiano Reggiano o l’Olio d’oliva Extravergine che avrebbero, secondo questa metodologia, un bollino rosso quando invece, avrebbero una valutazione differenze se venisse considerata la porzione di alimento consumate e/o consigliata da una dieta equilibrata.
Il “Nutri-Score” francese utilizza invece, il metodo a 5 colori con lettere associate che vanno dalla A per i prodotti con migliore qualità nutrizionale alla “E” per i prodotti di “Qualità nutrizionale peggiore”, tale dicitura consente di sapere se il prodotto deve essere assunto o meno con moderazione; una dicitura più semplice che offre più margini di valutazione.
L’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato le nuove linee guida sulla valutazione del rischio, per la salute umana e animale, delle applicazioni delle nanoscienze e delle nanotecnologie nella catena alimentare. Parliamo di alimenti, materiali che con gli alimenti vengono a contatto, additivi alimentari e per mangimi e pesticidi.
Cosa sono le nanotecnologie? Oggi gli scienziati riorganizzando gli atomi di un oggetto possono produrre nuovi nanomateriali. In campo alimentare questo si può tradurre nella creazione di prodotti più vantaggiosi e sicuri per la salute e l’alimentazione. Il nano-argento, ad esempio, ha proprietà antibatteriche che si possono utilizzare nei materiali a contatto con gli alimenti come i taglieri. Negli integratori alimentari i nano-trasportatori aumentano l’assorbimento delle sostanze nutrienti.
E ancora: i nano-sensori incorporati nelle confezioni ci permettono di monitorare la qualità e il periodo di conservazione dei cibi.
Inoltre possono anche rendere i cibi più gustosi e più sani. Dividere un grano di sale in nano-granelli, per esempio, consente di aumentarne la superficie: così il cibo avrà bisogno di molto meno sale rispetto a quello che usiamo di solito per essere gustoso come piace a noi.
Tuttavia sorge un problema: bisogna essere sicuri che le nanotecnologie negli alimenti non nuocciano alla salute, quindi i nanomateriali ingegnerizzati nei cibi vanno valutati in termini di sicurezza. E qui scende in campo l’EFSA appunto, per valutare l’impatto delle nanotecnologie alimentari sulla salute di uomini e animali e sull’ambiente.
Le nuove linee guida EFSA aggiornano le precedenti del 2011 alla luce dei nuovi sviluppi tecnologici e degli studi scientifici degli ultimi anni. Si propongono appunto di aumentare la sicurezza degli utenti, dotando i valutatori del rischio di strumenti più adeguati per valutare la sicurezza di alimenti, additivi alimentari e per mangimi e pesticidi.
Ora inizia una fase sperimentale, a cui seguirà la pubblicazione della versione finale delle linee guida, che dovrebbe arrivare a fine 2019. “La pubblicazione di questa guida è molto tempestiva – afferma Reinhilde Schoonjans, scienziato dell’Efsa che si occupa di valutazione del rischio -, perché offre ai richiedenti gli strumenti di cui hanno bisogno per predisporre con completezza le proprie domande di autorizzazione in tema di nanotecnologie e dota i valutatori del rischio come l’Efsa di strumenti adeguati per valutarne la sicurezza”.
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha fatto sapere che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica che entrerà in vigore a partire dal 2021.
La normativa punta da un lato a incentivare il ricorso all’agricoltura bio, dall’altro a garantire l’alta qualità dei prodotti e a tutelare i consumatori.
Prevede nuovi controlli,“molto più rigidi”, che coinvolgono “l’intera catena di approvvigionamento” e puntano a scongiurare ogni rischio di contaminazione. Saranno effettuati in sede ogni anno, per diventare biennali se nel corso di tre anni non vengono riscontrate irregolarità.
Un altro punto molto importante per i consumatori è che “tutti i prodotti importati da Paesi extra Ue dovranno rispettare gli standard europei”. Le attuali norme impongono di conformarsi a norme simili ma non identiche a quelle Ue.
Le deroghe che permettono l’uso di semi convenzionali per l’agricoltura bio saranno eliminate entro il 2035. Le aziende che producono sia prodotti convenzionali che biologici potranno continuare a farlo, solo a patto che le due attività siano “chiaramente ed efficacemente separate”.
Per incentivare le piccole imprese sono previste delle certificazioni di gruppo, più semplici ed economiche per i piccoli coltivatori che vogliono convertirsi alla produzione biologica.
C’è poi il capitolo della contaminazione da pesticidi chimici o fertilizzanti sintetici, con regole più stringenti per evitarle. Se solo si sospetta la presenza di un pesticida o fertilizzante non autorizzato, “il prodotto finale non potrà essere etichettato come biologico”.
“L’Italia si conferma leader europeo – sia in termini di mercato che di superfici – per l’agricoltura biologica. Abbiamo tre anni per lavorare alle modifiche necessarie a rendere ancora più stringenti le regole sulla qualità”, ha dichiarato il ministro Gian Marco Centinaio.
“I prossimi mesi – ha aggiunto – saranno particolarmente intensi a Bruxelles, vigileremo su tutti gli atti delegati ed esecutivi che la Commissione deve emanare per completare il quadro normativo”.
È partito da Milano il progetto di realizzare la prima piattaforma italiana sulla sicurezza alimentare .
A presentarlo l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e Sviluppo (Aics) in collaborazione con il ministero degli Esteri.
La piattaforma prenderà il nome di “2gether”, e il suo obiettivo è creare partnership, condividere necessità e conoscenze e diffondere le opportunità di investimenti per rafforzare il sistema Italia e contribuire a raggiungere il secondo dei 17 obiettivi (Sdg2) previsti dalla nuova Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sottoscritta dai Paesi dell’Onu. Ovvero quello di combattere la fame e tutte le forme di malnutrizione, garantendo l’accesso universale a un’alimentazione sana e adeguata entro il 2030.
L’insicurezza alimentare è una piaga che attualmente affligge 800 miloni di persone.
La piattaforma “2gether”, che sarà gestita appunto dall’Aics, si propone di superare alcune debolezze del sistema Italia in ambito di sicurezza alimentare e nutrizionale: un contesto molto frammentato e incapace di eleborare progetti in modo ordinato e coerente; la scarsa circolazione delle informazioni tra gli attori del mercato, i Paesi in via di sviluppo e le organizzazioni della società civile; l’assenza di uno strumento che armonizzi e guidi l’azione comune del Sistema Italia in tema di sicurezza alimentare e nutrizionale.
L’obiettivo dunque è quello di mettere a sistema i diversi attori (la filiera agroalimentare, università e ricerca, settore profit, enti locali), facendo anche una ricognizione dei vari bisogni ed esigenze, per creare un coordinamento, favorire le buone pratiche e prenderne esempio, e promuovere la responsabilità sociale di chi opera, a tutti i livelli, nel settore della sicurezza alimentare e nutrizionale.
A supporto della piattaforma è prevista anche la creazione di un sito, o un altro strumento online, che permetterà la raccolta e lo scambio di informazioni e strategie tra tutti gli attori interessati.