Set 27, 2024 | news
L’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha avviato un’istruttoria nei confronti di Infinite Styles Services Co. Limited, la società che gestisce il sito italiano di Shein. L’accusa di pubblicità ingannevole riguarda alcune sezioni del sito dedicate alla presunta sostenibilità dei prodotti Shein. La situazione è grave, tanto che si parla già di possibili rimborsi ai clienti.
Panoramica
Sul banco degli imputati c’è Shein, un’azienda di vendita online di fast fashion cinese. Shein è uno dei marchi più noti su TikTok, YouTube e Instagram, con un vasto giro d’affari che copre oltre cento Paesi. Non è la prima volta che Shein si trova al centro di controversie, che nel corso degli anni hanno riguardato marchi, salute, violazione dei diritti umani e sicurezza. Tra le problematiche emerse, si distinguono la presenza anomala di piombo in alcuni dei loro prodotti, l’intenso regime di lavoro cui sono sottoposti i dipendenti e le continue violazioni delle leggi sulla sicurezza dei dati.
Dall’altro lato, l’Antitrust si schiera per garantire una concorrenza leale nei mercati. Il suo obiettivo è prevenire pratiche commerciali scorrette che possano danneggiare la concorrenza, l’economia in generale o, in questo caso, i consumatori.
Le Accuse
Le aree del sito sotto scrutinio includono:
- #SHEINTHEKNOW: una sezione dedicata a contenuti informativi sulla moda e la sostenibilità;
- evoluSHEIN: che presenta una collezione di capi definiti “sostenibili”;
- responsabilità sociale: contenente informazioni sull’impegno dell’azienda in materia di sostenibilità.
I rapporti ufficiali del 2022 e 2023 delineano un quadro di costante incremento delle emissioni, in contrasto con le affermazioni e gli impegni dell’azienda. Anche le presunte fibre “green” non sarebbero ulteriormente riciclabili, e le confuse affermazioni di “circolarità” non avrebbero un riscontro pratico, se non quello di creare una falsa immagine di sostenibilità. Si segnalano quindi omissioni mirate, ma anche vere e proprie falsità. Questo fenomeno è noto nel settore del fast fashion: il Codacons lo definisce “greenwashing”.
Se queste accuse dovessero risultare valide, Shein potrebbe essere costretta a risarcire i consumatori che hanno effettuato acquisti sulla base di informazioni fuorvianti. L’associazione dei consumatori Assoutenti sembra già pronta a battersi per ottenere risarcimenti completi. Le ripercussioni potrebbero estendersi oltre la singola azienda, influenzando l’intero settore della moda e le pratiche di marketing relative alla sostenibilità.
Set 26, 2024 | news, Telefonia
Un gruppo di parlamentari, guidato dalla senatrice del PD Simona Malpezzi, si è schierato contro l’uso diffuso degli smartphone tra i ragazzi sotto i 14 anni. Inoltre, ha chiesto di limitare l’accesso ai social media fino ai 16 anni. La proposta, presentata oggi durante una conferenza stampa a Palazzo Madama, è articolata in due disegni di legge bipartisan. A sostegno dell’iniziativa, è stata lanciata una petizione promossa dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai, che avrebbe già raccolto 50.000 firme. Tra i firmatari figurano anche noti esponenti del mondo dello spettacolo, come Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino e Luca Zingaretti.
La Tesi
Non si tratta di una misura proibizionista, affermano i sostenitori della proposta, ma di una scelta educativa. L’uso precoce dei nuovi media avrebbe un impatto così grande sullo sviluppo cognitivo e sociale dei giovani da poter essere equiparato, per certi versi, all’esposizione a sostanze come l’alcool o il tabacco. Poiché il cervello di bambini e adolescenti non è ancora completamente sviluppato, qualsiasi tecnologia che possa influenzare la materia bianca (la sostanza responsabile della connessione tra diverse aree del cervello, coinvolte in abilità fondamentali come la lettura e la scrittura) dovrebbe essere attentamente regolamentata per evitare abusi.
Gli Studi
Diversi studi scientifici affermano che l’uso precoce di smartphone e social media può favorire dipendenze, isolamento sociale e disturbi del sonno. I giovani trascorrerebbero dalle 5 alle 8 ore al giorno online, accumulando fino a 2.920 ore all’anno, tempo che potrebbe essere dedicato ad altre attività più formative o socialmente stimolanti. Secondo le interviste condotte dal Global Mind Project del Sapiens Lab, i bambini che ricevono uno smartphone in tenera età mostrerebbero una maggiore incidenza di problemi di salute mentale rispetto a quelli che ottengono il loro primo dispositivo più tardi:
- Il 74% delle bambine che hanno ricevuto il loro primo smartphone all’età di 6 anni manifesterebbe problemi di salute mentale, rispetto al 46% di coloro che hanno ottenuto il telefono a 18 anni.
- Il 42% dei bambini che hanno ricevuto il loro primo smartphone all’età di 6 anni presenterebbe problemi di salute mentale, rispetto al 36% di quelli che hanno ottenuto il dispositivo a 18 anni.
Conclusioni
È importante sottolineare che i dati, presi singolarmente, non sono conclusivi e devono sempre essere valutati nel contesto più ampio. Le singole ricerche non sono sufficienti a fornire una risposta definitiva, ma possono essere indicatori di un fenomeno più complesso. Rimane dunque in dubbio se l’approccio restrittivo proposto dai parlamentari sia una soluzione adeguata al problema.
Set 25, 2024 | Elettricità e Gas, news
Buone notizie per i consumatori ancora indecisi sul passaggio dal mercato tutelato a quello libero. La “Placet in deroga” sulle bollette del gas rimarrà attiva fino alla fine del 2025. Ci sarà quindi ulteriore tempo per informarsi sulle offerte disponibili.
Dal Monopolio al Mercato Libero
La distribuzione energetica in Italia era in origine controllata dello Stato. Negli anni si è mossa lentamente verso un mercato libero e comunitario, dove le singole aziende private possono decidere i prezzi e il tipo di servizio da offrire. L’obiettivo è creare concorrenza fra le aziende, permettendo ai clienti di scegliere l’offerta più economica e adatta alle loro esigenze.
Dal 1° luglio 2007, la Direttiva UE 54 ha permesso ai consumatori di firmare contratti con fornitori privati. Questo ha portato alla nascita di due tipi di regimi. Un mercato di maggior tutela, dove l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) gestisce la fornitura e stabilisce i prezzi ogni trimestre. E un mercato libero, sebbene sempre sotto la supervisione dello stato per evitare truffe. Col decreto Milleproroghe, quest’anno il mercato tutelato è giunto ufficialmente al termine.
L’Offerta Placet
Non del tutto, però. I clienti domestici vulnerabili possono ancora affidarsi alla pianificazione statale. Per aiutare i consumatori non vulnerabili che non hanno ancora scelto un fornitore, invece, è stata introdotta la “Placet in deroga”. Con questa opzione si mantiene lo stesso fornitore, sotto condizioni economiche e contrattuali definite dallo stato, ma la componente stabile annuale (Pfix) è decisa dal venditore. Ora questa offerta è stata prorogata per tutto il 2025.
Entro il 30 settembre 2024 i fornitori dovranno inviare una comunicazione a parte ai loro clienti. Sarà offerto un confronto fra due opzioni, la “Placet in deroga” e la “Placet ordinaria”. Quest’ultima consente al venditore di decidere non solo la componente fissa, ma anche la componente variabile di commercializzazione. Se non vi saranno cambiamenti significativi rispetto all’offerta in corso, il rinnovo avverrà automaticamente e sarà comunicato insieme alla prima bolletta utile. La nuova offerta sarà attiva dal 1° gennaio 2025 e durerà un anno, ma in qualsiasi momento si potrà passare al mercato libero, senza costi aggiuntivi. L’abolizione del mercato tutelato doveva essere a beneficio dei clienti. Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato come, messi di fronte a così tante scelte, molti italiani abbiano preso decisioni controproducenti. Si spera, con questo prolungamento, che tutti i consumatori possano valutare al meglio le opzioni disponibili, senza cadere nelle trappole del mercato libero.
Set 24, 2024 | AMBIENTE, Consumatori, news
La proposta
Negli ultimi anni, i danni provocati da eventi atmosferici estremi come alluvioni, frane o maltempo hanno provocato importanti ripercussioni economiche sulla spesa pubblica nazionale. In seguito all’ultima alluvione in Emilia Romagna, che ha causato migliaia di sfollati e l’interruzione dei servizi pubblici, il governo ha riproposto l’introduzione di un’assicurazione obbligatoria sulle case al fine di coprire i danni causati dagli eventi atmosferici. A sollevare la questione è stato Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare. La proposta sarebbe in un primo momento facoltativa, con l’eventualità di valutarne l’obbligatorietà gradualmente. L’intento principale è avviare un processo di collaborazione tra pubblico e privato in cui lo Stato potrebbe aiutare a coprire parte dei costi.
Attraverso la polizza assicurativa un cittadino proprietario di una abitazione situata in una zona di rischio che vuole salvaguardare il proprio bene può ottenere il sostegno dello Stato. A tal proposito, secondo le parole di Musumeci, lo Stato non è più nella posizione di erogare risorse per tutti e sempre. Un primo passo in questa direzione è già stato compiuto con la manovra finanziaria 2024, che ha introdotto l’obbligo per le aziende iscritte al registro delle imprese di una assicurazione obbligatoria per coprire i danni materiali causati da eventi atmosferici catastrofici. L’idea sarebbe quindi riproporre questa misura per le abitazioni, anche se il calcolo di una polizza assicurativa sulla casa risente di numerose variabili che ne fanno oscillare il range di prezzo. La polizza alluvione, infatti, è una copertura specifica che generalmente viene valutata caso per caso su richiesta del cliente e può offrire diversi gradi di copertura e rimborsi.
Perché la proposta appare necessaria?
Nel 2023 in Italia si è registrato un picco di danni assicurativi causati da eventi meteorologici: oltre 6 miliardi di euro, di cui 5,5 miliardi attribuibili agli eventi atmosferici e 800 milioni di euro alle alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana. Tuttavia, solo il 6% delle case risulta assicurato contro il rischio di catastrofi naturali, e per il ministro Musumeci la prevenzione dovrebbe essere un costo anche a carico dei cittadini. Secondo analisi di diversi istituti di ricerca, l’Italia presenta il più alto Protection Gap in Europa, cioè il divario tra l’esposizione al rischio di catastrofe naturale e la protezione assicurativa da tali rischi. In tal merito, gli assicuratori italiani credono fermamente che i programmi assicurativi pubblico-privati per i rischi naturali svolgano un ruolo fondamentale nella riduzione del rischio e nell’adattamento: un recente rapporto del World Resources Institute afferma che ogni dollaro investito nella resilienza climatica può far risparmiare da 2 a 10 dollari in perdite future evitate. Il settore pubblico dovrebbe garantire investimenti adeguati in infrastrutture resilienti e promuovere l’adozione di misure di riduzione del rischio, mentre gli assicuratori privati potrebbero fornire incentivi agli assicurati che adottano misure preventive.
Critiche sulla proposta: un vantaggio per le assicurazioni?
Questa misura è percepita da alcuni come una tassa a vantaggio delle compagnie assicurative. Secondo chi si oppone alla proposta, lo Stato dovrebbe offrire soluzioni e orientamenti, ma non imporre una tassa, che in questo caso verrebbe percepita come un onere aggiuntivo. Si tratta infatti di costi rilevanti che graverebbero sugli italiani, sostituendo di fatto una presa in carico dello Stato nella tutela dei cittadini. In questo modo, il peso della gestione del rischio verrebbe trasferito direttamente sui cittadini, obbligati a sottoscrivere nuove polizze assicurative con compagnie private che ne beneficerebbero incrementando le proprie entrate. Inoltre, questa misura sarebbe per alcuni una tassa occulta, una sorta di patrimoniale mascherata.
Prospettive
Il dibattito resta aperto tra chi valuta la polizza assicurativa come una necessità inevitabile per far fronte a eventi sempre più comuni e chi teme che questa misura possa gravare ulteriormente sulle famiglie italiane.
Set 23, 2024 | Avvisi, Consumatori, news
A partire da sabato 21 settembre non è più necessario convalidare manualmente il biglietto digitale sui treni regionali. Una preoccupazione in meno per i passeggeri di tutta Italia, che non dovranno più temere di essere multati per una semplice distrazione o, peggio, per inefficienza del sistema.
Com’era Prima
Fino a pochi giorni fa era ancora obbligatorio validare il biglietto digitale prima di salire sul treno (in ogni caso prima dell’orario di partenza). Cosa che gli altoparlanti a bordo ricordavano a intervalli regolari. La procedura era relativamente semplice: bastava cliccare sul tasto Check-In nell’area online “I miei viaggi” o sull’SMS ricevuto all’acquisto.
Chi veniva scoperto con un biglietto non convalidato doveva pagare una multa salata, sebbene vi fosse la possibilità di rivolgersi al capotreno. Una situazione scomoda per la maggior parte dei viaggiatori, soprattutto per chi vive in piccoli comuni con accesso limitato alla rete.
Le Novità
Dal 21 settembre, invece, basta aver acquistato il biglietto digitale, che verrà convalidato in automatico all’orario di partenza previsto. Sarà ancora possibile modificare la data di partenza entro le 23:59 del giorno prima. L’orario invece sarà liberamente modificabile fino alla partenza programmata del viaggio scelto, ma non oltre, essendo il check-in automatico.
Il biglietto digitale regionale è acquistabile fino a cinque minuti prima della partenza programmata, sul sito o l’app di Trenitalia, presso le agenzie di viaggio abilitate e sul sito di Trenitalia Tper. Dovrà essere presentato al controllore e rimarrà valido dall’orario della partenza fino alla fine del viaggio, anche in caso di ritardo del treno. Il biglietto cartaceo, invece, resta invariato e deve essere validato normalmente con le macchine obliteratrici presenti in stazione.
Progetti Futuri
Notevoli progressi sono stati fatti dai tempi del vecchio biglietto elettronico, che permetteva di viaggiare su uno dei treni disponibili in una fascia limitata di quattro ore. In futuro, Trenitalia pianifica di rendere il biglietto digitale disponibile nelle biglietterie e altri punti vendita. Sarà espanso anche il sistema Tap&Tap, recentemente introdotto solo su certe tratte regionali, consentendo di acquistare i biglietti regionali tramite pagamento contactless con carta di credito (in modo simile ai biglietti metrobus). Tutti passi avanti verso un’Italia più connessa, moderna ed efficiente.
Feb 23, 2024 | news
Il 22 febbraio, il Comune di Latina ha compiuto un passo significativo verso una maggiore accessibilità e assistenza nel campo della fiscalità locale, firmando un protocollo d’intesa con diverse associazioni dei consumatori. Questo accordo, ratificato nella sede dell’aula consiliare, è il risultato di un lavoro collaborativo tra l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Matilde Celentano, e una coalizione di 15 associazioni dei consumatori.
Il protocollo si propone di rispondere a una doppia esigenza: migliorare l’assistenza fiscale offerta dalle associazioni ai propri associati e agevolare gli adempimenti tributari per i contribuenti. Questo sarà ottenuto attraverso l’apertura di due sportelli dedicati, uno presso l’ufficio Imu e l’altro presso l’ufficio Tari. Questi sportelli non solo consentiranno una più rapida assistenza tecnica, ma favoriranno anche l’efficacia, l’efficienza e la correttezza dell’azione di riscossione dei tributi.
Il sindaco Celentano ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, nata da un attento ascolto delle esigenze dei cittadini, rappresentate dalle associazioni dei consumatori. Questi sodalizi svolgono un ruolo cruciale nella comunità, soprattutto per quanto riguarda i tributi locali. Con il protocollo appena sottoscritto, il Comune dimostra il suo impegno nel migliorare i servizi offerti ai cittadini, con soluzioni innovative e concrete.
L’assessore alle Finanze, Ada Nasti, ha giocato un ruolo chiave nel promuovere questo accordo e ha evidenziato che le associazioni dei consumatori saranno coinvolte attivamente in commissioni e tavoli tecnici, contribuendo alla modifica e/o stesura di regolamenti comunali e alla definizione di standard di qualità dei servizi nel settore fiscale.
Il protocollo d’intesa avrà una durata triennale e prevede che i due sportelli Imu e Tari siano aperti alle associazioni ogni mercoledì mattina, dalle 9 alle 12. Questa nuova collaborazione non solo beneficerà i cittadini, ma contribuirà anche a ottimizzare le operazioni del Servizio Entrate, riducendo l’afflusso nei periodi di punta per il pagamento di Imu e Tari.
Inoltre, il presidente provinciale di Adiconsum Latina Aps, Giorgio Pedrazzi, ha espresso fiducia nel protocollo come punto di partenza per una maggiore attenzione alle esigenze dei cittadini-consumatori e ha auspicato che i tavoli di confronto previsti non si limitino alla fiscalità, ma affrontino anche altre problematiche quotidiane.
In conclusione, questo protocollo d’intesa rappresenta un passo avanti significativo verso una maggiore collaborazione tra il Comune di Latina e le associazioni dei consumatori, mirata a rendere la fiscalità locale più accessibile, trasparente ed efficiente per tutti i cittadini.