Roma Lido: cambia la gestione ma per gli utenti cambia poco

Roma Lido: cambia la gestione ma per gli utenti cambia poco

a cura di Assoutenti Lazio APS

Dal 1 luglio la gestione della ferrovia regionale Roma-Lido di Ostia è passata da ATAC a Cotral e Astral, direttamente controllati dalla Regione, proprietaria della linea.  Tuttavia, al cambio di gestione, non è corrisposto, secondo Assoutenti Lazio APS, un miglioramento della qualità del servizio. Ed il motivo è semplice: il problema sono i treni mancanti.

La carenza di materiale rotabile aveva già causato un pesante taglio delle corse, per cui invece di avere un treno ogni 10-15 minuti fino al 2020 siamo passati ora ad un treno ogni 22-23 minuti, dopo avere attraversato anche fasi peggiori (30-40 minuti). Nonostante alcuni treni siano già tornati dalla revisione, purtroppo continuano ugualmente a guastarsi, ed il motivo è un mistero. Il programma di esercizio ridotto prevede quattro treni in linea, con frequenze di 22-23 minuti, più un quinto treno che, se e quando disponibile, fa corse straordinarie aggiuntive, che si inseriscono ogni 90 minuti (quando il quinto treno non c’è, le corse straordinarie non si fanno). Tuttavia, continua spesso a verificarsi che siano fermi per guasto non solo tutti i treni di riserva ed il quinto, ma anche uno dei quattro. Per cui in tal caso in funzione “sono rimasti in tre” (cit.), con frequenze di 30 minuti e orari a casaccio, ogni volta diversi e imprevedibili. Esattamente come sotto la gestione ATAC.

Dunque qualcosa non va nel servizio di manutenzione quotidiana, che non migliora nemmeno passando da ATAC a Cotral. A questo si aggiunge l’anticipazione delle ultime corse al tardo pomeriggio per lavori sui binari. Che tali lavori siano necessari ed anzi da troppo tempo attesi non vi è alcun dubbio. Tuttavia, mentre per analoghi lavori la metro A cessa il servizio alle 21,00, per la Roma-Lido si anticipa di parecchio, anche troppo. Cosicché non solo bisogna affrettarsi a tornare dal mare, ma addirittura, in direzione opposta, si rischia di non tornare a casa. L’ultima corsa da Ostia è alle 20,00, e da Roma addirittura alle 19,18 (con l’aggravante che la corsa delle 19,18 è una “straordinaria”, per cui se non c’è il famoso quinto treno saltano le corse precedenti). Dopo tali orari, solo autoservizi sostitutivi nel traffico della Via Ostiense.

Secondo i calcoli di Assoutenti Lazio APS, per avere un servizio minimamente accettabile, anche in considerazione della stagionalità che caratterizza la linea, occorrono almeno nove treni operativi (sei treni in linea per frequenza 15 minuti, due riserve e uno in manutenzione), quindi al netto di quelli guasti. Per frequenze a 10 minuti, i treni necessari sono quindici (nove in linea, tre riserve e tre in manutenzione).

L’interrogativo che poniamo ai nuovi gestori è questo: quando arriveranno i treni mancanti? E che garanzie ci sono che non continuino a guastarsi? Quali innovazioni intendono introdurre sul servizio di manutenzione?

Stiamo per affrontare un periodo di inflazione

Stiamo per affrontare un periodo di inflazione

A cura di Adusbef

Con l’impennata dei costi dei prodotti energetici, in Italia l’inflazione è in pochi mesi passata dal 2,8% del 2021 all’8% di giugno 2022 rispetto al giugno del dell’anno scorso. E’ quindi opportuno che i cittadini rivedano, razionalizzandoli, i propri criteri di acquisto, sia quantitativamente che qualitativamente.

Conti correnti bancari.

Tutti sanno che i conti correnti on line (gestiti dal correntista da casa tramite pc) sono molto più economici di quelli classici, gestiti in agenzia. Anche se riscontriamo che, dall’inizio del 2022, le banche hanno cominciato ad aumentare le commissioni dei conti on line, la cui diffusione è cresciuta proprio a seguito dei problemi di spostamento causati dal covid. Certamente verranno riviste le condizioni anche dei conti normali. In tal caso i correntisti sono praticamente obbligati ad accettare le variazioni dalle banche. Infatti, il monstrum giuridico dello ius variandi, permette alle banche di aumentare  i costi dei loro servizi che non hanno scadenze temporali, indicando il motivo della revisione; ai clienti che non dovessero accettare, non resta che chiudere il conto.

Il suggerimento rivolto ai correntisti è duplice: 1) aprire,  per quanto possibile e per chi sa gestirli, i più economici conti on line; 2) in caso di conti correnti “normali”, preferire quelli a pacchetto, con una spesa definita complessivamente e non soggetta all’uso che si fa del servizio. Resta comunque sempre la possibilità di contrattare le condizioni col direttore compresa la definizione del tasso di remunerazione delle somme depositate (ad esempio, in caso di notevoli giacenze). Molte banche hanno messo in vetrina conti correnti a zero spese. Verificare se tali condizioni sono “per sempre” o no: in questo secondo caso – sempre per lo ius variandi – la banca potrebbe introdurre spese e commissioni dopo qualche tempo.

 Risparmi e Investimenti:

L’inflazione sta superando l’8 % e non esistono, oggi, investimenti tranquilli in grado di permettere il recupero della perdita di valore di un capitale investito  operata dall’inflazione. Ma per chi ha la fortuna di poter disporre di somme da investire, finora tenute sul conto corrente visti i basi livelli di inflazione se non addirittura di deflazione (diminuzione dei prezzi medi aggregati), possono risultare di un certo interesse i titoli di stato indicizzati all’inflazione: BTP €i, legati all’inflazione europea (emessi mensilmente) e BTPItalia, legati all’inflazione italiana (ci si informi in banca circa il calendario delle aste). Certamente i rendimenti non sono tali da permettere un recupero totale della perdita di valore causata dall’aumento dei prezzi, comunque, se i prezzi dovessero continuare a lievitare (si ipotizza ormai una inflazione a due cifre) la remunerazione crescerebbe parallelamente. In altre parole, i due titoli indicati forniscono all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi: sia il capitale rimborsato a scadenza sia le cedole pagate semestralmente sono, infatti, rivalutati sulla base dell’inflazione dell’area euro o italiana, misurata dall’Eurostat o dall’Istat.

Ricordiamo che i titoli di stato italiani hanno un mercato molto fluido e regolare: anche se si acquistano titoli di media o lunga scadenza, questi possono sempre essere rivenduti in ogni momento. Prima di venderli, si verifichi la quotazione, magari con l’aiuto di una associazione di utenti, per valutare l’opportunità dell’operazione. Per inciso, Poste Italiane ha collocato Buoni Postali Fruttiferi ancorati all’inflazione fino al 2019, quando furono tolti dalla vetrina. C’è da dire che le nuove emissioni di BPF, tutti  proposti da Cassa Depositi e Prestiti, garantiti dallo stato e collocati da Poste, hanno rendimenti interessanti (attorno al 3 %) anche se non proteggono da successivi aumenti dei prezzi.

Bitcoin: gioco d’azzardo puro.

Le criptovalute, cioè strumenti di pagamento internazionali (per chi le accetta come tali) non gestiti né controllati da alcuna banca centrale, sono venute alla ribalta dal settembre 2020 da quando, cioè, la più famosa di esse, il BitCoin, cominciò a crescere impetuosamente. Con alti e bassi oggi, luglio 2022, è tornato ai livelli di gennaio 2021. Trattandosi di transazioni del tutto anonime vengono sempre più spesso utilizzate dalla malavita internazionale per concludere troppo spesso affari loschi, quando addirittura non vengono usate  per ottenere riscatti e pagamenti illegali.

Molti investitori, anche piccoli risparmiatori, attratti dalle impennate del BC si sono lasciati convincere ad investire nella criptovaluta. In troppi hanno acquistato sullo slancio delle crescite  ed oggi si ritrovano con patrimoni massacrati o fortemente ridimensionati. In effetti, chi decide di comprare BC non ha alcuna analisi finanziaria a supporto dell’acquisto, se non il battage mediatico attorno a notizie particolari: Elon Mask ha deciso di accettare il pagamento in BC per la sua Tesla? La criptovaluta si impenna. Poi decide, improvvisamente, di tornare sui suoi passi? Il BC sprofonda. Chi si è lasciato allettare dall’andamento in crescita  non ha fatto altro che finanziare Elon Mask, l’unico che sapesse delle sue future mosse e quindi dell’andamento delle quotazioni: probabilmente ha acquistato prima del primo annuncio ed ha venduto prima del secondo, lasciando il cerino in mano agli sprovveduti, quanto improvvisati speculatori. In effetti, il grafico a fianco mostra, dall’inizio del 2022, il trend del BC: chi ha comprato a inizio d’anno (valore 41.976,51 euro), oggi (metà luglio 2022) subirebbe una perdita di oltre 21.700 euro per BC, essendo quotato 20.262,93 euro.

Raccomandazione accorata: lasciate stare le criptovalute. Non sono uno strumento di investimento ma un puro gioco d’azzardo. Oltretutto, da qualche anno, sono entrati in ballo anche i grandi potentati finanziari internazionali. “Sicché!”, direbbe Panariello..

La crisi idrica e l’impatto sul consumatore

La crisi idrica e l’impatto sul consumatore

A cura di Codacons Lazio

Da un recente nota dell’Ispra, emerge una situazione molto preoccupante relativa ai livelli di siccità che sta affrontando il nostro Paese e, peggio, affronterà nel prossimo futuro, causata da una drastica riduzione della disponibilità idrica il cui calo va dal 10% nella proiezione a breve termine fino al 40% (con punte del 90% per il sud Italia) nella proiezione a lungo termine, ipotizzando che la crescita delle emissioni di gas serra mantenga i ritmi attuali.

In base ai dati attualmente disponibili e alle valutazioni del modello idrologico Bigbang dell’Istituto infatti, la disponibilità di risorsa idrica media annua ammonta a circa 141,9 miliardi di m3, dei quali circa 64 miliardi di m3 vanno a ricaricare le falde acquifere.

Alla luce di questi dati, Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato risorse per circa 4 miliardi di euro per interventi volti a ridurre le perdite idriche, digitalizzare le reti, realizzare nuovi invasi, anche oltre gli usi civili.

Già l’Unione Europea, si era attivata, con il piano Europa 2020, per promuovere una crescita intelligente, sostenibile e solidale, individuando 5 obiettivi che tutti i Paesi dell’Unione europea erano chiamati a perseguire, e che si riferiscono, prevalentemente, alla realizzazione di investimenti più efficaci nell’istruzione, la ricerca e l’innovazione; allo sviluppo di un’economia a basse emissioni di CO2; alla creazione di posti di lavoro e alla riduzione della povertà: in sintesi, la strategia indirizza verso lo sviluppo della bioeconomia.

E infatti, la strategia per la bioeconomia, e il relativo piano d’azione, si basa sul Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (7° PQ) e sul programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione (Horizon 2020). In generale, la bioeconomia comprende i settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della produzione di pasta di carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica.

Questi obiettivi sono strettamente connessi alle priorità dell’UE individuate nella citata Comunicazione sullo sviluppo della bioeconomia per una crescita sostenibile dell’Europa e agli impegni assunti dall’Unione e dai suoi Stati membri sul piano internazionale nell’ambito dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e dell’Alleanza del G7.

Con particolare riferimento alle risorse idriche, il piano prevede la predisposizione di proposte legislative sui concimi e sul riutilizzo dell’acqua.

Importante anche il tema del consumo, in quanto le scelte operate da milioni di consumatori influiscono in modo positivo o negativo sull’economia circolare, per tale motivo è stato avviato, a livello UE, un lavoro sulle etichette verdi, per misurare le prestazioni ambientali, la cosiddetta “impronta ambientale del prodotto” cui obiettivo è quello di aumentare le informazioni in materia di ambiente, attraverso l’utilizzo del marchio volontario Ecolabel UE, tramite il quale il consumatore viene a conoscenza di informazioni di vitale importanza per l’ambiente, dando peso alle proprie scelte in materia di acquisti eco sostenibili.

In relazione al tema dell’approvvigionamento di risorse, con riferimento all’acqua, il riutilizzo delle acque reflue trattate in condizioni sicure ed efficienti rispetto ai costi è individuato come un utile strumento per aumentare l’approvvigionamento idrico e alleviare la pressione sulle risorse naturali.

Il riutilizzo viene classificato in due principali tipologie: diretto e indiretto. Il primo si riferisce all’introduzione di acqua riciclata mediante condotte, serbatoi, e altre infrastrutture necessarie direttamente ad un sistema di distribuzione e il secondo all’uso dell’acqua recuperata immessa in una fonte di approvvigionamento, quale un lago, fiume o falda acquifera, per essere riutilizzata per l’uso agricolo, industriale ma anche urbano.

Il ricorso all’acqua reflua depurata può rappresentare anche un’opportunità economica in quanto è possibile assicurare la fornitura di acqua anche durante i periodi di carenza, riducendo, così, i rischi per le colture e contribuendo positivamente alla stabilità e alla situazione economica delle aziende agricole.

E’ evidente che il riutilizzo irriguo dei reflui depurati può contribuire a promuovere una maggiore disponibilità di acqua e la riduzione della povertà attraverso l’utilizzo di soluzioni tecnologiche appropriate; può contribuire alla sicurezza alimentare, aumentare la qualità della vita, il benessere e la salute anche attraverso attraenti paesaggi irrigati, parchi e impianti sportivi nelle comunità, e al miglioramento dell’ambiente urbano (ad esempio parchi urbani e fontane).

L’acqua è una risorsa preziosa, irrinunciabile ed insostituibile per la vita, ma è un bene esauribile e non può essere sprecata, ma essere usata con responsabilità, rispetto e giudizio

Anche noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per contribuire a diminuire lo spreco e preservare una risorsa indispensabile come l’acqua.

Alcuni dati

Lo sapevate che:

Da un rubinetto aperto escono 12 litri di acqua al minuto?

Da un rubinetto che perde si possono sprecare dai 30 ai 100 litri di acqua al giorno?

Per una doccia di 5 minuti occorrono 60 litri?

Per un bagno 100 litri?

Per lavarsi i denti 30 litri ogni 5 minuti?

Ma quanta acqua consuma una persona?

Consumi di acqua potabile:

40 l per toilette

100 l per bagno/60 l per doccia

20 l per fare bucato

7 l per rigovernare

10 l per la cura del corpo

Conservazione e trattamento dati online: tutele e garanzie

Conservazione e trattamento dati online: tutele e garanzie

A cura di Movimento Difesa del Cittadino Lazio

La fruizione dei contenuti online è ormai una pratica che accomuna ogni individuo dell’era moderna, era che promuove ed incoraggia la digitalizzazione della società in ognuna delle sue componenti ed attività, professionali e non.

In questo contesto, ognuno di noi, in quanto surfer della rete, è dotato di una sorta di patente nautica per navigare nel mondo web che ci permette di fruire liberamente dei contenuti online con in mano (letteralmente) un’infinita varietà e quantità di risorse.

L’aspirazione a raggiungere sempre maggiori livelli di digitalizzazione e la sofisticatezza dei dispositivi utili al fine contribuiscono a rendere sempre più semplice a chiunque lo desideri l’accesso alle risorse digitali, facendo sembrare tutto scontato e banale, sotto la guida di un “acquisito automatismo” per cui con un semplice click o un semplice tocco, ecco pronta ogni risposta.

Dietro l’apparente semplicità del navigare in Internet sussiste tuttavia un complesso ed articolato sistema di raccolta dati che permette di ottenere tutta una serie di informazioni tradotte in un linguaggio informatico fatto di numeri e logaritmi. Senza andare a fondo ad ostici tecnicismi, basterà sapere che quando navighiamo online, molti dei nostri dati vengono conservati in un grande cervello informatico e la protezione di questi dati deve essere ben garantita e tutelata, dal numero di carta di credito all’acquistare qualcosa online, fino alla cronologia di navigazione. Anche tal fine, in Italia è stato costituito il Garante della privacy, autorità amministrativa indipendente istituita dalla cosiddetta legge sulla privacy (legge 31 dicembre 1996, n. 675) e designata anche ai fini dell’attuazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali dell’Unione Europea (Gdpr).

La figura e i compiti del Garante si sono rivelati sempre più necessari se considerate le imponenti evoluzioni dell’uso di Internet, tanto più in un’epoca in cui l’online ha sopperito in molti alle “distanze” cui ognuno è stato costretto dal 2020.

Di recente, proprio il Garante della privacy italiano, in linea con i suoi omologhi francese ed austriaco, ha dichiarato illegittimo il sistema di raccolta dati di Google, Google Analytics, in quanto il trasferimento di dati fuori dall’Unione europea verso gli Stati Uniti (sede della società informatica) viola le disposizioni contenute nel Gdpr, che vieta esplicitamente il trasferimento dei dati degli utenti europei in Paesi privi degli adeguati livelli di protezione, come gli USA.  Secondo il Garante infatti, i gestori di siti web che utilizzano Google Analytics raccolgono, tramite i cookie, diverse informazioni che riguardano direttamente gli utenti dei siti in questione.

Ebbene, l’Autorità richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati ed invita tutti i titolari del trattamento a verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics rispetto la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Ci si potrebbe spaventare e sentirsi quasi violati nella propria intimità nel realizzare che “parti di noi” siano così facilmente reperibili da entità percepite come immateriali. Eppure, non c’è da temere troppo: Garante, gestori informatici, tutele legali europee permettono anche chi è meno esperto di poter sperimentare un utilizzo protetto e sicuro del web, ovviamente supportato da una consapevolezza individuale che ognuno di noi costruisce nel tempo, grazie ad una corretta informazione ed una solerte attenzione ai contenuti di cui si fruisce.

Ecco dunque che, qualora l’individuo vedesse violato il proprio diritto alla privacy sul web, può direttamente adire al Garante, esercitando i diritti previsti dagli articoli da 15 a 22 del Regolamento (UE) 2016/679. L’Autorità prevede infatti un iter preciso e chiaro per poter far valere i diritti di ognuno, grazie ai due principali strumenti, il reclamo e la segnalazione, ed ai suggerimenti ed esempi di buone pratiche per proteggere meglio i propri dati nelle varie situazioni ed attività della vita quotidiana.

Una società digitale e digitalizzata è un’aspirazione legittima, in quanto gli strumenti preposti alla connessione, non solo di Internet, ma degli individui tutti, gli uni con gli atri, permetterebbero maggiori possibilità di inclusione e partecipazione anche a categorie svantaggiate ed altrimenti escluse dal vivere comune. L’equilibrio tra consapevolezza dei propri diritti anche online e tutela degli stessi è la chiave per poter godere pienamente delle potenzialità di una società veramente connessa.

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