Crediti al consumo e digitalizzazione: l’UE spinge per maggiori tutele dei consumatori

Crediti al consumo e digitalizzazione: l’UE spinge per maggiori tutele dei consumatori

A cura di MDC LAZIO

Concetto e prassi di digitalizzazione sono entrati a rigore nei costumi sociali coevi, assumendo dimensioni sempre più ampie ed eterogenee. L’immediatezza digitale nello svolgimento di attività quotidiane è arrivata a coprire la gran parte delle pratiche del singolo, agevolandone ed ottimizzandone tempistiche ed efficienze e cambiando profondamente anche le abitudini di consumo. Ognuno di noi è testimone del cambiamento vissuto soprattutto con lo scoppiare della pandemia da COVID-19 che ha negli ultimi anni profondamente modificato il vivere quotidiano. Conseguenza e compensazione delle restrizioni imposte dal contenimento del virus, il digitale e la digitalizzazione hanno tentato (con sufficiente successo in molti casi) di sopperire alle mancanze cui ognuno è stato costretto. Così, se da un lato la tragicità dell’evento ha imposto un rapido riadattamento delle abitudini sociali all’eccezionalità della situazione, dall’altro e con altrettanta velocità, il panorama digitale dopo più di due anni di pandemia si è evoluto e “normalizzato”, specie in merito alle prassi consumeristiche del singolo. La trasformazione ha infatti interessato sia i consumi di base e di prima necessità, sia le attività più “delicate”: quell’aleatoria mano invisibile ha prodotto il nuovo andamento delle domande e dell’offerta dei consumi del singolo, delle famiglie e delle imprese e l’online sembra essere diventato il più semplice e strumentale “punto di equilibrio” per rispondere alle necessità di consumatori ed operatori dei servizi. Secondo la Relazione annuale 2021 della Banca d’Italia, le nuove tecnologie e le applicazioni digitali per l’interazione tra gli agenti economici hanno permesso la proliferazione delle attività più varie, tra le quali anche il settore del credito, incluso il credito al consumo, notevolmente in crescita.

Per comprendere la portata del fenomeno è bene sottolineare che con credito al consumo si intendono tutte quelle attività di finanziamento delle persone fisiche e delle famiglie che hanno lo scopo di sostenere i consumi o di rimandare o rateizzare i pagamenti senza sostenere investimenti, ma solo per finanziare la spesa corrente delle famiglie (la rateizzazione per l’acquisto di un’auto, di elettrodomestici, il pagamento degli acquisti con carta di credito, oppure prestiti personali e il consolidamento del debito). In Italia, gli unici soggetti autorizzati a concedere il credito al consumo sono le banche e gli intermediari finanziari iscritti negli appositi registri. L’istituto è stato disciplinato dal Codice del Consumo (d.lgs 6 settembre 2005 n. 206), sino all’introduzione del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141, in attuazione della Direttiva europea 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori. In sostanza, si tratta di uno strumento che serve a sostenere e supportare spese di portata cospicua nel tempo ed altrimenti inaccessibili per una famiglia o un singolo, ma ad un tasso di interesse più elevato a fronte del rischio di insolvenza del creditore. Nel mercato del credito, spiega la Banca d’Italia, “la digitalizzazione coinvolge tutte le fasi del processo di erogazione di prestiti” e la crescente disponibilità di dati su famiglie e aziende, insieme all’adozione di tecniche avanzate di analisi basate sull’intelligenza artificiale, consentono un’interazione più immediata e precisa fra creditori e debitori, migliorando la valutazione del rischio di credito. Eppure, la semplicità tecnologica dell’accesso ai suddetti finanziamenti inizia a mostrare le prime perplessità: i limiti e le eventuali criticità legati all’uso ed al trattamento dei dati personali online possono minare la reputazione e la bontà del sistema creditizio sia dal punto di vista dei finanziatori sia dei consumatori. L’attenzione rivolta al tema della sicurezza dei dati resta un caposaldo della legislazione sia italiana sia europea tanto da spingere le Istituzioni a considerare una nuova prassi normativa, attualizzata e integrata secondo le evoluzioni recenti. È così che la Commissione parlamentare del Parlamento europeo per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) ha approvato il 12 luglio 2022 la sua relazione sulle nuove regole. I deputati sostengono infatti l’aggiornamento delle norme europee sul credito al consumo per proteggere i consumatori nelle nuove opzioni digitali e nella difficile situazione economica. La suddetta Direttiva del 2008 deve infatti, nell’ottica del legislatore europeo, assumere maggiori responsabilità in termini di tutela e protezione del consumatore che si trova a navigare online nel settore creditizio, caratterizzato da una maggiore semplicità di accesso e da un’altrettanta semplicistica divulgazione delle informazioni dell’affidabilità creditizia dei consumatori stessi. Inoltre, la facilità di accesso al credito e la sua diffusione si traduce, ad esempio, nel proliferare di richieste di piccoli prestiti online, che possono rivelarsi costosi o inadatti. In altre parole, le attuali norme non offrono sufficiente tutela sia perché non sono armonizzate tra i paesi dell’UE sia perché espongono i consumatori all’eccessivo indebitamento.

L’iniziativa parlamentare è attenzionata anche dal Garante europeo della protezione dei dati (l’EDPS, European Data Protection Supervisor) che evidenzia come sia necessario rendere la nuova Direttiva del tutto complementare al testo della normativa vigente sul trattamento di dati personali, prendendo atto di quali possano essere le conseguenze connesse all’utilizzo di strumenti innovativi come l’intelligenza artificiale nelle fasi di valutazione dell’affidabilità del consumatore o della personalizzazione delle offerte. L’attenzione rivolta all’emergente fenomeno è dunque indice non solo dell’evoluzione delle abitudini consumeristiche, ma anche e soprattutto di una premura volta a proteggere gli interessi degli agenti economici tutti. Una corretta informazione dell’offerta e la consapevolezza nelle scelte di consumo devono essere sostenute da garanzie normative che possano intervenire per non incorrere in indebitamenti del sistema, ambo le parti. Se da un lato l’immediatezza e la semplicità che la digitalizzazione rende tutto più accessibile, dall’altro, indurrebbe anche ad un’imprudente avventatezza delle richieste che, se non supportate da un’adeguata informazione, andrebbero a generare un pericoloso indebitamento delle famiglie, causando per molte di esse vulnerabilità finanziaria, già scossa dalla crisi pandemica.  

Lavori in corso… Anzi NO!

Lavori in corso… Anzi NO!

A cura di Assoutenti

Nel corso di questo anno 2022 sono stati aperti numerosi cantieri sulla rete del trasporto pubblico di Roma e del Lazio, che implicano sospensioni o limitazioni di esercizio: ferrovie, metropolitane, tram, e in qualche caso anche autobus.
I più imponenti (per gli effetti sul servizio) riguardano la metro A, la Roma-Lido e il tram 8. Ma altri interventi minori coinvolgono le linee ferroviarie regionali gestite da Trenitalia, l’intera rete tramviaria e le altre metropolitane. Cerchiamo di fare il punto sui lavori in corso, ma anche su quelli da poco conclusi e su quelli previsti ma non ancora calendarizzati.

Metro A: chiusura serale

Il 4 luglio 2022 sono iniziati i lavori di rinnovo dell’infrastruttura della metro A. Durata prevista, 18 mesi s.c. Nei giorni dalla domenica al giovedì, le ultime partenze sono anticipate alle ore 21,00 Servizio regolare di venerdì e sabato. Si prevede l’integrale sostituzione dell’armamento ferroviario, ormai giunto a fine vita tecnica dopo oltre 40 anni di esercizio, con la sostituzione di 70 metri di binario ogni notte, per una lunghezza complessiva di 25 km. Gli interventi di riqualificazione riguardano la sostituzione integrale di rotaie, traverse, deviatoi e scambi, nonché il risanamento dello strato di pietrisco della massicciata. Nelle ore di chiusura e attivo l’autoservizio sostitutivo. Previsto l’impiego di 76 autobus, per 152 corse (vale a dire, ogni vettura effettua una corsa di andata e una di ritorno), dalle 21,00 alle 23,30, scaglionati con partenze ogni 2 minuti.
L’autoservizio ferma anche in corrispondenza della stazione FS di VALLE AURELIA. Questo è un grandissimo risultato ottenuto dall’Assoutenti, che a suo tempo ebbe a contestare duramente il fatto che in passato, in occasione di altre interruzioni del servizio, gli autobus navetta saltavano tale importantissimo nodo di scambio (ove sono presenti la FL3 e il bus 31).

Tram 8: non è chinotto.

Ricordando il famoso slogan (“non è chinotto se non c’è l’8”), possiamo dire che “non è chinotto” almeno fino a gennaio 2023. A differenza della metro A e della Roma-Lido, l’interruzione del tram 8 è totale. Chiusura h24 7gg. Durata annunciata 6 mesi. Disagi per l’utenza ovviamente pesantissimi. Sempre dal 4 luglio 2022 sono partiti i lavori di ammodernamento dell’infrastruttura tramviaria che prevedono il rinnovo integrale di 6 chilometri di linea. Le attività di cantiere dureranno 9 mesi, ma i tram saranno sostituiti da bus navetta per sei mesi. I lavori prevedono il rifacimento totale dell’armamento, ovverosia si smontano i binari vecchi e si rimontano binari nuovi. È quasi come fare una linea completamente nuova da zero.
Purtroppo questa è la conseguenza dell’omessa manutenzione ordinaria e straordinaria protrattasi per 24 anni. Se gli interventi manutentivi fossero stati fatti quando necessario, i lavori si sarebbero potuti fare sotto esercizio, o al massimo con brevi interruzioni. Abbiamo mandato una squadra di pensionati a guardare i cantieri. Al momento si procede a macchia di leopardo. Sembrerebbe poi, salvo miglior verifica, che i binari posati nel 1997 si trovino in condizioni peggiori di quelli posati nel 1974. Il problema dell’interruzione h 24 è che l’autoservizio sostitutivo sarà decisamente insufficiente nelle ore di punta, provocando affollamenti, che specie di questi tempi non sono molto desiderabili.

Ferrovia Roma-Lido: chiusura anticipata

I lavori di rinnovo integrale della tratta Ostia Antica-Cristoforo Colombo sono partiti il 14 luglio scorso. La ferrovia limita il servizio tra Porta San Paolo ed Acilia in orario serale, esclusivamente dal lunedì al venerdì. Autoservizio sostitutivo tra Acilia e Cristoforo Colombo. Sabato e domenica servizio regolare sull’intera tratta. Durante l’orario dei lavori, il servizio treno è sostituito da bus di un operatore privato, per conto di Cotral. Secondo il programma originario, si prevedeva la riduzione del servizio dal 14 luglio e per 90 giorni, con ultime corse alle 19,18 da Porta S. Paolo e alle 20,03 da Cristoforo Colombo. Senonché in questo modo si chiudeva troppo presto, rischiando di impedire il ritorno dal mare in una direzione, ed il ritorno a casa nell’altra. In seguito alle proteste, dal 1 agosto l’orario è stato allungato, le ultime corse che coprono l’intera tratta Porta San Paolo-Cristoforo Colombo partono alle ore 20:15 da Porta San Paolo e alle 21:00 da Cristoforo Colombo. Inoltre, in considerazione della stagione balneare, è stata disposta la sospensione dei lavori, con conseguente servizio regolare tutti i giorni, dal 13 agosto al 4 settembre. I lavori, con le relative interruzioni, riprenderanno il 5 settembre. Dobbiamo supporre che slitti anche il termine dei lavori, ma non è stata comunicata alcuna nuova data.

Linee ferroviarie regionali

Lavori anche sulla rete ferroviaria regionale a cura di RFI. L’interruzione riguarda in particolare la linea FL4 (Roma-Castelli) dal 23 luglio al 5 settembre. Per lavori di potenziamento infrastrutturale, la circolazione ferroviaria è sospesa tra le stazioni di Ciampino-Velletri, Ciampino-Albano e Ciampino-Frascati. I treni regionali delle relazioni Roma-Velletri, Roma-Albano e Roma-Frascati sono cancellati. Previsto servizio bus tra Ciampino e Velletri, Ciampino e Albano, Ciampino e Frascati. Alcuni treni regionali della relazione Roma-Cassino-Caserta subiscono variazioni di orario e fermano anche a Ciampino. Interventi minori, con brevi interruzioni che coinvlgono solo alcune corse, sulle linee Roma-Civitavecchia (FL5) e Roma-Viterbo (FL3). Dal 4 settembre al 31 ottobre 2022, per lavori di manutenzione programmata nella stazione di Orte, alcuni treni della FL1 subiscono le variazioni di orario o limitazioni di percorso. Da venerdì 19 a domenica 21 agosto è rimasta interrotta per lavori di manutenzione programmata (ma non annunciati con sufficiente anticipo) anche la linea tra Roma Ostiense e Fiumicino Aeroporto (ma a Ferragosto non arrivano turisti?). Tale provvedimento suscita perplessità, in relazione all’importanza della linea per l’utenza aeroportuale.

Rete tramviaria.

Si sono da poco conclusi i lavori sulla linea 2, anch’essa rimasta chiusa a lungo causa mancata manutenzione. Sembra però che i problemi non siano stati tutti risolti e che occorreranno ulteriori interventi, dei quali al momento non si sa né quali siano, né quando verrebbero effettuati. L’Assessore alla Mobilità Patanè ha dichiarato “in corrispondenza della curva tra Viale Tiziano e Viale Pinturicchio, è stato riprogrammato il semaforo al passaggio del tram, in modo tale che il veicolo trovi il segnale verde evitando la frenata e migliorando così la dinamica di marcia del mezzo”. Già, ma nel 1990, quando la linea fu attivata, tutti i semafori funzionavano così. Ora perché non più, tanto che si è dovuto riattivarne uno (uno solo!)? L’intervento urgentissimo per il tram 2 è ripristinare tutti i semafori intelligenti lungo l’intero percorso, in modo da recuperare i tempi di percorrenza di 7 minuti e mezzo del 1990, a fronte dell’estrema lentezza che negli ultimi anni ha colpito la linea e danneggiato gli utenti. La linea 3 è tuttora interrotta da Porta Maggiore alla Stazione Trastevere. Senonché, mentre per il tratto finale Porta S. Paolo – Stazione Trastevere condivide le sorti della linea 8, nessuna spiegazione viene fornita per il tratto Porta Maggiore-Porta S. Paolo, sul quale non risulta vi siano lavori in corso. Al danno della mancanza di servizio si aggiunge la beffa di non sapere neppure perché. Le linee 5, 14 e 19 funzionano sì, ma a singhiozzo, con frequenti interruzioni, ma non per manutenzione, bensì per lavori stradali, potatura alberi e quant’altro, tutto in modo estemporaneo, senza un programma preciso che consenta di avvisare per tempo gli utenti o di predisporre con largo anticipo un calendario, facilmente consultabile, dei “giorni sì/giorni no” per pianificare i propri spostamenti. Inoltre spesso si tratta di lavori che una volta si facevano senza difficoltà sotto esercizio, ed il fatto che ora non si faccia più denota quanto sia calata la complessiva capacità di gestire il trasporto pubblico.

Metropolitane

Negli ultimi tempi, varie stazioni sulle linee A e B sono rimaste chiuse, alcune anche a lungo, per lavori di rinnovo delle scale mobili o di rifacimento dell’impianto elettrico. Attualmente sono state tutte riaperte, ma non per questo è cessata l’emergenza, che potrebbe in futuro portare ad altre chiusure. Nelle maggior parte delle stazioni, stando almeno alla situazione odierna, le scale mobili e gli ascensori sono guasti o fuori uso. E, quindi, inevitabilmente quelle stazioni sono sì aperte perché i treni passano, ma sono a rischio chiusura improvvisa, oltre a non dare un servizio adeguato. Stando a quanto viene segnalato, sono ben 14 le stazioni della Linea A di Roma con ascensori e scale mobili fuori uso, 10 quelle della linea B e 5 quelle della linea C. Ulteriori lavori dovranno quindi essere effettuati, ma al momento non si sa nulla sulle date né sulle modalità. A ciò va aggiunta la carenza di treni, su tutte e tre le linee, a causa dei convogli fermi per la revisione periodica, il che produce riduzione delle corse ed aumento delle attese. Anche se è stata scongiurata la chiusura per mancanza di treni, la situazione resterà disagevole per diverso tempo, fino al completamento della revisione di tutti i treni e al loro rientro in servizio. Si prospettano tempi lunghi, al momento non ancora definiti.

Concludiamo con alcune osservazioni sull’emergenza manutenzioni, che ha così duramente colpito il trasporto pubblico, e non solo a Roma. Una volta, le aziende esercenti il trasporto pubblico curavano l’intera filiera produttiva, non solo il movimento dei mezzi, ma anche le manutenzioni ordinarie e straordinarie e tutte le attività accessorie. Ora purtroppo non è più cosi, un’assurda burocrazia lunare impone lo spezzatino fra tanti soggetti (dalla parte politica fino ai subappaltatori), che si occupano ciascuno di un segmento. Cosicché, oltre a non essere molto chiaro “chi-deve-fare-che-cosa”, manca un coordinamento. E capita che qualcuno si “scordi” di fare la propria parte. Forse qualcosa è da rivedere in questo sistema. E riaccorpare le funzioni in un
unico responsabile.

Aumenti energia e gas

Aumenti energia e gas

A cura di Codacons Lazio,

L’Arera, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha pubblicato le tariffe di energia elettrica e gas nel terzo trimestre del 2022. La bolletta elettrica aumenterà del +0,4% mentre quella del gas non subirà variazioni. Questo “stop” agli aumenti è dovuto all’intervento decisivo del Governo, in assenza del quale si sarebbero verificati aumenti del + 45% circa per il gas e del + 15% per l’energia elettrica.
Vengono dunque azzerati gli oneri generali di sistema nel settore elettrico anche per il terzo trimestre 2022, idem per il gas, con la riduzione dell’Iva confermata al 5%. È quanto prevede il provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri, un provvedimento snello, appena due pagine e sei articoli, di cui il primo, l’articolo 1, sul contenimento dei rincari delle bollette elettriche, prevede l’annullamento degli oneri generali di sistema «anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico», si legge nel testo.
In base a quanto disposto dal decreto governativo, quindi, l’Arera ha azzerato le componenti degli oneri generali di sistema, intervenendo inoltre sulla compensazione dei costi di commercializzazione per il gas e sull’allungamento del periodo di recupero degli scostamenti tra previsioni e consuntivo per l’elettricità. Tali provvedimenti si ripercuoteranno su 30 milioni di utenti domestici e su oltre 6 milioni di piccole imprese, artigiani e commercianti. Importante anche la conferma da parte dell’Autorità circa il potenziamento dei bonus sociali elettricità e gas destinati alle famiglie con ISEE fino a 12mila euro ed erogati direttamente in bolletta a tutti gli aventi diritto. Nei prossimi mesi è previsto quindi il potenziamento dell’attività di comunicazione e informazione attraverso appositi messaggi inseriti in bolletta e proseguirà il servizio di assistenza telefonica dello Sportello per il Consumatore (800.166.654).
Nonostante gli interventi ad hoc, la differenza di spesa rispetto all’anno scorrevole precedente resta comunque consistente. La spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (1° ottobre 2021 – 30 settembre 2022) per l’energia elettrica sarà di circa 1.071 euro, con un incremento che vola a quota +91% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre per la fornitura di gas i costi ammonteranno a circa 1.696 euro (+70,7% rispetto all’anno precedente).
La volatilità dei prezzi delle materie prime energetiche (petrolio, carbone e gas naturale) è, ovviamente, influenzato in misura determinante dalle incertezze legate agli sviluppi del conflitto russo-ucraino; in particolare per il gas naturale, in Europa permangono i rischi di scarsità di offerta e i timori di un blocco totale delle forniture russe verso l’Europa hanno fatto lievitare i costi. L’Arera ha però parlato anche di un “autunno drammatico” per quanto riguarda le forniture energetiche, con un rincaro del 100% per il trimestre ottobre-dicembre.
Come ci si può difendere dalla stangata imminente?

IL GREEN DEAL

Un importante aiuto in realtà ci arrivava già dall’Unione Europea con il Green Deal. Il piano parte con l’intenzione di ridurre i cambiamenti climatici e il degrado ambientale, minaccia enorme per l'Europa e il mondo. A tal fine l’Unione Europea, con una serie di direttive rivolte agli Stati membri volte all’efficienza sotto il profilo delle risorse vuole garantire che entro il 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra e la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse esaurubili. Il Green Deal europeo è la nostra ancora di salvezza, in quanto ha permesso lo stanziamento di quasi 1800 miliardi di euro di investimenti del piano. La Commissione europea ha adottato una serie di proposte per trasformare le politiche dell’UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra, politiche che aiutano anche il consumatore per i rincari in bolletta.
Il bonus energia rinnovabile 2022, infatti, pone riparo dal caro bollette e pone l’accento ad una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente.

Sono molti i consumatori che si stanno rivolgendo alle energie rinnovabili per produrre elettricità o riscaldare la casa utilizzando l’energia solare, una fonte di energia inesauribile e gratuita, e, come già detto, con un impatto positivo non solo sulla salute del pianeta, ma anche sulle finanze domestiche.
Analizziamo nello specifico le soluzioni adottabili quest’anno.

  • Incentivi fotovoltaico con Bonus Ristrutturazione
    Il Bonus Ristrutturazione copre le spese relative all’acquisto e all’installazione di pannelli solari, ed è valido sia per i condomini che per le abitazioni indipendenti. Naturalmente, l’intervento di ottimizzazione energetica deve essere accompagnato da lavori di ristrutturazione ordinaria o straordinaria.
    L’incentivo viene erogato sotto forma di detrazione Irpef del 50%, ripartita in 10 quote annuali di uguale importo. Il bonus presenta un tetto massimo di spesa di 96.000 euro che copre manodopera, installazione, progettazione, imposta di bollo, iva, spese per perizie ecc. Il Bonus Ristrutturazione può essere richiesto sia dal proprietario effettivo dell’immobile sia dai familiari conviventi, a patto che siano intestatari delle utenze elettriche.
  • Incentivi fotovoltaico con Superbonus 110%
    Anche il Superbonus 110% dà diritto agli incentivi per il fotovoltaico previsti per il 2022. Il bonus viene erogato sotto forma di detrazione fiscale dell’IRPEF pari al 110 % da suddividere in 5 anni per una serie di lavori e opere di efficientamento energetico sull’immobile. Altrimenti, si può sempre optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito, che permettono da subito di recuperare la spesa. La regola per potervi accedere è quella di combinare l’installazione dei pannelli solari ai lavori che la normativa definisce “trainanti”. Nel concreto: non basta l’acquisto dei pannelli solari per poter richiedere il rimborso. Per poterlo ottenere sarà necessario provvedere all’installazione di una caldaia, di una pompa di calore, di un cappotto termico o di qualsiasi intervento che permetta il salto dell’edificio di almeno due classi energetiche. Il Superbonus 110% per fotovoltaico può essere richiesto da condomini e mini condomini, cooperative, proprietari di villette e abitazioni unifamiliari, secondo tempistiche e scadenze diverse.

Infine, ma non meno importante, è bene sempre ricordare che rendere i nostri impianti più efficienti è il miglior modo di risparmiare, perché un impianto efficiente consente di consumare meno e di avere un riscaldamento e un raffrescamento
migliori.

L’Euro Digitale

L’Euro Digitale

A cura di Adusbef,

E’ allo studio della BCE (Banca Centrale europea) la creazione di un Euro Digitale, una moneta (digitale, appunto) emessa dalla Banca Centrale Europea che non andrà a sostituire il contante fisico, ma sarà a esso complementare. Lo scopo fondamentale è assicurare ai cittadini del nostro continente un mezzo di pagamento sicuro, affidabile, comodo e trasparente e con una legittimazione e un controllo istituzionale. In pratica, l’ euro digitale coniugherebbe i vantaggi e la rapidità di una moneta completamente virtuale con la sicurezza, l’ affidabilità e la piena legittimazione legale e istituzionale di una valuta emessa da una banca centrale. Infatti, questa valuta sarà pienamente ufficiale, legale, controllata e dunque sicura. Il progetto ha preso il via nell’ ottobre 2020, quando la Banca Centrale Europea ha pubblicato il “Rapporto su un Euro digitale”, documento nel quale vengono analizzate le caratteristiche fondamentali della valuta digitale emessa dalla banca centrale; inoltre è stata realizzata anche una consultazione pubblica, avviata anch’ essa nell’ ottobre 2020; tale consultazione ha avuto come scopo raccogliere l’ opinione dei cittadini sul tema, così che la valuta possa essere frutto di un progetto che nasce “dal basso”, con gli utenti/consumatori protagonisti attivi.

In un secondo momento, a partire dal 14 luglio 2021, la Banca Centrale Europea ha deciso di aprire la fase di analisi, della durata di 2 anni, durante la quale sono affrontate le questioni più tecniche e quelle legate alla distribuzione; inoltre l’ attenzione viene concentrata sulle caratteristiche funzionali e sugli impieghi che la nuova valuta dovrebbe assicurare. Lo scopo fondamentale è quello di ottenere un mezzo di pagamento efficiente, accessibile, comodo, veloce e sicuro, che vada incontro alle nuove esigenze di cittadini e imprese in questo periodo di forte sviluppo dell’ era digitale. Anche durante questa fase continuano a essere coinvolti i cittadini, i commercianti e gli operatori del settore dei pagamenti, oltre ovviamente al Parlamento e agli altri organi decisionali dell’ Unione Europea. Nel concepire uno strumento monetario come l’ euro digitale, oltre tutti gli aspetti tecnici e tecnologici, sarà fondamentale concentrare l’ attenzione su molteplici aspetti importanti; prima di tutto, il complemento digitale alla valuta fisica dovrà consentire di pagare ovunque, sia nei negozi fisici che sui portali di e-commerce; ciò significa che i venditori dovranno essere messi in condizione di accettare i pagamenti in euro digitale. Inoltre i cittadini sembrano apprezzare molto la possibilità di effettuare pagamenti peer to peer, ossia da persona a persona; ciò faciliterebbe molto per esempio la suddivisione delle quote per acquistare un regalo oppure il pagamento di una cena. Nel portare avanti il progetto per la realizzazione di una moneta completamente digitale si dovranno anche monitorare le nuove tendenze, come i pagamenti “machine to machine”, ossia i pagamenti effettuati direttamente attraverso i veicoli (per esempio l’ assicurazione).

Infine non si potrà non tener conto di 2 questioni cruciali: la sicurezza e la tutela delle privacy, entrambe molto sentite dai cittadini. Se, come è nelle intenzioni delle istituzioni europee, il progetto della moneta digitale deve avere i cittadini come protagonisti e deve partire dalle loro esigenze, le 2 problematiche in esame dovranno essere attentamente e correttamente affrontate. Per quanto concerne la privacy, sarà necessario conciliare le esigenze della riservatezza con quelle della sicurezza, con particolare riferimento alle problematiche della lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. I soggetti pubblici dovrebbero accedere ai dati dei cittadini che utilizzano l’ euro digitale soltanto al fine dell’ esercizio delle proprie funzioni; parimenti, gli intermediari dovrebbero aver accesso ai dati solamente per garantire il rispetto della normativa, in particolare quella sul riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. Sul fronte della sicurezza, l’ euro digitale non presenta criticità in quanto, come detto in precedenza, sarebbe una valuta emessa dalla banca centrale e dotata di piena legittimazione e controllo istituzionale. Sarà interessante, infine, valutare le modalità con le quali BCE metterà a disposizione la valuta digitale: per utilizzare la nuova valuta,  i cittadini di Eurolandia dovranno passare per i sistemi bancari dei singoli paesi, presso cui dovranno aprire conti in euro digitale, oppure potranno aprire conti direttamente presso la BCE?

La scelta tra i due sistemi non è indifferente: nel primo caso si pagheranno commissioni alle banche private e si utilizzerà il sistema di sicurezza informatica strutturato dalle singole banche; nel secondo caso, potrebbe darsi che la BCE rinunci ad ogni addebito di commissioni (o applichi commissioni molto basse) e, soprattutto, i correntisti potranno avere a disposizione i presidi di sicurezza informatici uniformi e poderosi, messi a disposizione dalla Banca Centrale Europea.

Eredità digitale e la bidimensionalità della persona

Eredità digitale e la bidimensionalità della persona

A cura di MDC Lazio,

Il concetto di identità digitale è ormai assimilato dalla quasi totalità della società a noi coeva. I costumi sociali degli individui sono cambiati nell’arco di poco meno di un ventennio, da quando internet è diventato uno strumento ed un mezzo utile a semplificare tante attività pratiche e quotidiane. Le ambizioni di una società digitalizzata corrono verso un’“autorappresentazione” della società che per svolgere le proprie funzioni e fornire prestazioni ricorre a reti informatiche e computer. Questa autorappresentazione sociale in un mondo “immateriale” implica dunque una la trasmigrazione ed un’integrazione online di informazioni, pratiche e attività che riguardano il vivere comune di ogni singolo individuo, in un percorso di “modernizzazione” bilaterale, per cui anche il singolo, per agire, debba essere digitalizzato. L’identità digitale di una persona diventa quindi la nuova forma di interazione e azione dell’era di Internet, raccogliendo l’insieme d’informazioni che, all’interno di un determinato sistema informatico, si riferiscono a quella specifica persona. Quanto più elevato è il livello di complessità all’interno del sistema informatico, tanto più approfondite saranno le informazioni relative alla persona. Dal profilo sui social network, al conto in banca, fino al noto SPID, ogni individuo ha la propria dimensione virtuale, secretata da nome utente e password. L’immediatezza delle azioni e delle attività che deriva da un così semplice modus operandi online (si immagini solo il non dover più fare la fila alla posta, o il poter ordinare qualsiasi bene o servizio in rete e a domicilio), farebbe però passare inosservate le implicazioni non scontate di questa bidimensionalità personale, reale e virtuale.

Da qualche tempo si parla infatti di eredità digitale, ossia della trasmissione di una pluralità eterogenea di beni e rapporti giuridici relativi a informazioni di una persona conservate su supporto elettronico a seguito della morte della data persona e da destinare a terzi. Nell’era digitale infatti non si ha più a che fare solo con manoscritti, conti bancari o chiavi di cassette di sicurezza: ci sono gli investimenti gestiti online, i blog, i rapporti intessuti sui social network che costituiscono il “patrimonio digitale” di una persona, di valore economico/patrimoniale o anche solamente affettivo, gestiti digitalmente e magari protetti da password.Se, alla morte di una persona, il passaggio materiale di dispositivi (pc, smartphone, tablet) può essere immediato, si voglia anche per valore affettivo, la proprietà del dispositivo di per sé, non consente tuttavia anche di poter di accedere al contenuto digitale del dispositivo stesso, dato che l’accesso è nella gran parte dei casi protetto dai citati User ID e password, dati personali ed appunto secretati. È a questo punto che possono sollevarsi le prime implicazioni di valenza anche patrimoniale: la normativa nazionale, ancora poco sistemata data l’eccezionalità della prassi a sua volta in via di definizione, si complica se si considera il fatto che i principali operatori di servizi Internet hanno il loro quartier generale negli USA e le condizioni d’uso, quindi il consenso al trattamento dei dati e la nota privacy che l’utente accetta, rinviano quasi sempre ad una legge e ad un Tribunale straniero. Per quanto la rigidità di tale pratica non sia così perentoria, resta il fatto che la natura transazionale della Rete rende difficile tentativi di imporre normative uniche ed uniformi. 

In Italia, la materia può far riferimento a normative tra loro differenti, ma complementari: diritto di successione e diritto alla privacy concorrono alla definizione della prassi. Se il diritto di successione ha valenza “universale”, il giovane diritto alla privacy online è regolamentato a livello europeo dal Regolamento generale sulla protezione dei dati UE/2016/679, (GDPR), il quale chiarisce che agli eredi non spetta un diritto incondizionato all’accesso ai dati del defunto, ma serve una valutazione circa la sussistenza di un interesse meritevole di tutela. Non si prevedere però una normativa definita lasciando agli Stati membri la facoltà di legiferare sul tema. L’Italia sembra aver aperto la strada alla definizione del “precedente” nazionale introducendo nel D.LGS. 196/2003 (Codice Privacy) un comma sui “Diritti riguardanti le persone decedute”, considerando tre fattispecie per cui si applica la successione dell’eredità digitale: diritti di cui agli articoli da 15 a 22 del GDPR riferiti ai dati personali concernenti persone decedute che possono essere esercitati da chi ha un interesse proprio, o agisce a tutela dell’interessato, in qualità di suo mandatario, o per ragioni familiari meritevoli di protezione; divieto da parte della legge o del defunto; volontà dell’interessato. Ad applicare la legge nazionale, il Tribunale di Milano che ha autorizzato una cittadina ad avere accesso ai dati del defunto marito per recuperare non solo i dati “legittimi” (dati sanitari o pensionistici), ma anche quelli inerenti altre piattaforme online (cloud, archivi fotografici ecc…). Sembra una decisione naturale quella della giurisprudenza italiana, ma sottace una responsabilità non di poco conto sia in termini legali, sia di costume. La complessità del mondo digitale e la mancanza di norme precise comporta ancora troppe incertezze e soprattutto potrebbe diventare suscettibile di interpretazioni contrastanti nonché, in extremis, manipolabili da “poca” buona fede.

Nell’attesa che la giurisprudenza chiarisca la strada da percorrere, il Consiglio Nazionale del Notariato, che si occupa della questione dal 2007, ha stilato il Decalogo Identità Digitale per aiutare l’individuo a compiere la scelta a sé più confacente, avviando al contempo un tavolo di lavoro con Microsoft e Google per sviluppare un protocollo che consenta a chi vive in Italia di risolvere problemi di eredità digitale interagendo in modo semplice e non troppo costoso con gli operatori della Rete. Le opportunità di una società digitale sono infinite e di certo agevolano la quotidianità dell’individuo; ma la consapevolezza nell’esercizio delle potenzialità dell’online è chiave per una fruizione utile ed appropriata, anche post mortem.

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