Mar 2, 2023 | Consumatori
A cura di Adusbef,
Nel 2022 abbiamo registrato l’ 8,1% di inflazione media annua. Si tratta dell’ aumento più cospicuo dal 1985.
A dicembre, in particolare, l’ aumento è stato dell’ 11,6% su base annua. Questa “fiammata” dei prezzi è dovuta soprattutto ai prodotti energetici, ma come è facile intuire, il fenomeno ha ripercussioni importanti su tutti i settori con conseguenze sull’economia delle imprese e delle famiglie italiane; se consideriamo i dati relativi alle somme di denaro depositate sui conti correnti, notiamo che, dopo anni in cui i depositi sono aumentati – arrivando all’ ammontare di quasi 1.180 miliardi di euro nei primi 7 mesi del 2022 – da luglio a novembre dello scorso anno c’ è stato un calo di circa 18 miliardi di euro, segno di una riduzione della capacità dei correntisti di accumulare denaro.
L’ aumento generalizzato dei prezzi nel 2022 si riflette non solo sulla capacità di risparmiare, ma anche sulle spese che i correntisti devono affrontare per la gestione dei loro conti. L’ultima indagine della Banca d’ Italia sui costi dei conti correnti, relativa al 2021, evidenzia che la spesa per la gestione del conto ammontava a 94,7 euro contro i 90,9 del 2020.
L’ aumento riguardava sia le spese fisse che quelle variabili; le 2 tipologie di costo contribuivano rispettivamente per il 73,4% e per il 26,6%. Si verificava anche un incremento dei costi dei conti online, che passavano da 21,5 a 24,3 euro; infine, si accrescevano anche le spese per i conti postali da 53 a 58 euro. Questa tendenza, già in atto nel 2021, si è consolidata nel 2022, anno in cui l’ inflazione è fortemente aumentata.
A questo proposito è interessante analizzare i dati dell’ Osservatorio di ConfrontaConti.it e SOStariffe.it.
A gennaio 2023 la spesa per la gestione di un conto corrente tradizionale è aumentata in media del 7% rispetto a febbraio 2022 attestandosi a circa 131 euro annui, contro i 122 del 2022; per i conti online – che rimangono comunque più convenienti – l’ aumento medio è del 20% e si arriva a un massimo del 26%: in media a febbraio 2022 si spendevano 53 euro, mentre a gennaio di quest’ anno il costo è di 64 euro.
Per quanto riguarda le carte di credito e di debito, lo scenario è più diversificato: il canone annuo per le carte di credito è aumentato – sempre da febbraio 2022 a gennaio 2023 – del 2,72% per le banche tradizionali ed è sceso per le banche digitali del 2,88%. Invece il canone annuo delle carte di debito rimane stabile per le banche online e diminuisce del 20,42% per quelle tradizionali. Né si può pensare che le banche aumentino di iniziativa una remunerazione dei depositi tale da permettere un minimo di rientro dalle spese di tenuta conto tramite una crescita del tasso di interesse.
Da molti anni ci siamo abituati a tassi di interesse sui depositi praticamente azzerati, vista l’inflazione prossima allo zero e addirittura momenti di deflazione. L’unica soluzione è trattare con la banca una revisione del tasso di remunerazione e una diminuzione di alcune voci di spesa.
Questa iniziativa è urgente soprattutto per quei conti con saldi consistenti, magari cresciuti nel periodo del Covid, quando la propensione a risparmiare è aumentata perché molti correntisti (almeno quelli che potevano) si sono astenuti dal fare spese consistenti durante la pandemia. Quindi, soprattutto alla luce di un saldo “interessante”, occorre trattare con la direzione dell’agenzia sia un aumento del tasso di interesse sia una diminuzione di
commissioni passive e spese.
Stesse considerazioni per chi deve aprire un conto corrente: si contrattino tassi di remunerazione e commissioni passive. A tal proposito si consideri che i conti on line sono molto più economici di quelli classici, purché si sia in grado di operare autonomamente da casa tramite PC, smartphone ecc.
Ma quale banca scegliere? Si sa che le banche “piccole” tendono a curare i propri clienti più delle grandi, quindi sono più propense ad accogliere le sue richieste. Avendo però un minor numero di sportelli, possono creare problemi per chi viaggia ed usa molto il bancomat.
Feb 23, 2023 | AMBIENTE, Consumatori
A cura di Codacons Lazio,
L’ Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), il 4 gennaio ha approvato il nuovo Testo Integrato sull’Autoconsumo Diffuso per edifici, condomini e comunità energetiche (https://www.arera.it/allegati/docs/22/727-22alla.pdf ), la cui applicazione è prevista per il 1° marzo prossimo, in concomitanza con il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) sui nuovi incentivi statali per il passaggio alle fonti rinnovabili .
Il provvedimento va a completare un quadro regolatorio, in applicazione alla disciplina transitoria vigente dal 2020, e in attuazione dei decreti legislativi 199/21 e 210/21, relativamente alla valorizzazione dell’autoconsumo.
Il TIAD va infatti a regolamentare tutti i sistemi per l’autoconsumo diffuso, come i gruppi che agiscono in edifici e in condomini e che superano i 200 kW di energia, fornendo il quadro generale delle regole che contribuiranno a rispondere alle sfide della transizione energetica grazie alla diffusione degli impianti fotovoltaici e di conseguenza alla riduzione della spesa energetica per i consumatori. Dal 1°marzo le configurazioni per l’autoconsumo collettivo, ossia l’insieme di almeno due autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente in virtù di un accordo privato e che si trovano nello stesso condominio o edificio, e le comunità energetiche già esistenti confluiranno nel TIAD.
Il fatto di confluire nel testo unico non cambia lo stato in essere delle due realtà, ma consentirà alle comunità energetiche di estendersi all’interno di un’area più vasta e di includere anche impianti di potenza superiore a 200 kW, ad oggi esclusi dalla normativa in materia di autoconsumo e suscettibili di essere gravati dalla tassa sugli extraprofitti. I consumatori, ma non solo, oggi potranno unirsi e associarsi tra di loro, con esercenti o
amministrazioni, per produrre e condividere l’elettricità necessaria al proprio fabbisogno grazie al
fotovoltaico, ad esempio.
Un’opportunità che viene remunerata dal GSE, Gestore Servizi Energetici, a seguito dell’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione. E se da un lato il Gestore ha provveduto a definire le regole tecniche per l’accesso ai contributi, dall’altro l’ARERA ha curato le modalità procedurali e di erogazione del servizio, compresi gli adempimenti in capo al GSE. Tutta la regolamentazione al riguardo, è confluita appunto nel TIAD, che definisce il tipo di configurazioni, intese come impianti, ammissibili e per ognuna di esse i requisiti per accedere al servizio di valorizzazione da parte del GSE. Il TIAD è quindi rivolto ai gruppi di autoconsumo e comunità energetica, che agiscono appunto collettivamente.
Per poter accedere al servizio, i producer, ossia i consumatori che producono energia grazie al servizio di autoconsumo, devono essere titolari almeno di un punto di connessione all’interno dell’edificio o del condominio e devono agire collettivamente. La partecipazione alla configurazione prevista dal TIAD è aperta a tutti i consumatori, compresi quelli appartenenti a famiglie a basso reddito o vulnerabili a patto che i punti di connessione siano ubicati nella stessa zona di mercato (lo stesso quartiere o isolato a seconda della potenza dell’impianto e quindi della grandezza del gruppo di autoconsumo).
L’energia elettrica immessa ai fini della condivisione deve essere prodotta da impianti entrati in esercizio successivamente al 15 dicembre 2021 o da impianti precedenti ma con una potenza totale non superiore al limite del 30% della potenza complessiva che fa capo al gruppo di autoconsumo. E’ possibile quindi creare delle comunità energetiche dei cittadini, finalizzate ad offrire ai propri membri benefici ambientali, economici a livello di comunità anziché perseguire profitti finanziari come accade per i grandi fornitori di energia rinnovabile. Il TIAD, inoltre, permette a tutti i clienti finali, appartenenti ai gruppi di autoconsumo o alle comunità energetiche, di scegliere liberamente il proprio fornitore di energia, indipendentemente dai rapporti legati all’autoconsumo.
I gruppi di autoconsumo, le comunità energetiche dei cittadini e le comunità energetiche rinnovabili, rappresentano una grossa opportunità, non solo per gli aumenti esponenziali dei costi dell’energia a cui non solo i cittadini, ma anche le imprese e le amministrazioni locali sono state sottoposte negli ultimi mesi, mentre grazie a queste modalità di autoproduzione di energia si possono pressoché azzerare i costi, ma anche dal punto di vista ambientale, con la riduzione costante di Co2 nell’ambiente. E’ infatti di fondamentale importanza riflettere sulla fatto che l’implementazione dei gruppi di autoconsumo e delle comunità energetiche su tutto il territorio
nazionale potrebbe contribuire sensibilmente alla riqualificazione ambientale del territorio, e alla valorizzazione anche degli immobili che così evolverebbero la loro funzione, non assolvendo più solamente alla funziona abitativa o a quella di investimento rifugio per eccellenza, ma diventando fonte di ricchezza, di autonomia e di efficienza energetica. Il cittadino che vuole aderire ad un gruppo di autoconsumo o ad una comunità energetica nel proprio quartiere e paese può contattare il GSE o visitare la pagina dedicata sul sito del Gestore.
Feb 10, 2023 | Consumatori, Trasporti
A cura di Assoutenti,
Oltre 20 anni fa furono elaborate molte espansioni della rete tranviaria di Roma, che avrebbero apportato un enorme beneficio alla mobilità. Non si fece nulla. Abbiamo dormito per 20 anni.
Finalmente qualcosa sta per cambiare. Per 20 anni abbiamo tenuto duro, abbiamo impedito che le varie ipotesi tramviarie cadessero nel dimenticatoio, abbiamo lottato contro chi voleva definitivamente affossarle.
Assoutenti Lazio, insieme a UTP, ha inviato ben 38 proposte per Il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile). Molte sono state recepite. E finalmente si fa qualcosa. Che cosa accade ora? Una guida per i cittadini. Partono finalmente i progetti dormienti da 20 anni e più. Quattro linee sono in corso.
È stato pubblicato il bando di gara per la progettazione di 3 linee tranviarie del Piano Urban della Mobilità Sostenibile (PUMS). La procedura competitiva n° 9 del 2022 è stata pubblicato a fine dicembre 2022.
L’oggetto dell’appalto riguarda i servizi di progettazione di 3 linee tranviarie previste dal PUMS di Roma Capitale e di un deposito tranviario ed è suddiviso in tre lotti.
Si prevede:
* Acquisto di 121 nuovi tram
* Tramvia Tiburtina: si tratta di un breve tronco dal Verano alla Stazione Tiburtina. A dispetto della sua brevità, va ad allacciare alla rete tranviaria la seconda stazione ferroviaria di Roma, importante nodo anche per l’Alta Velocità e per le autolinee a lunga percorrenza. Sull’impianto verranno istituiti (anzi ripristinati) diversi servizi con varie destinazione della città, utilizzando binari già esistenti.
La linea c’era, era stata “temporaneamente” sospesa per i lavori di costruzione degli svincoli della Tangenziale Est (gli stessi che ora vanno in demolizione) e poi smantellata nel 1998, in pieno rilancio del tram, per vetustà. Ora è stata sbloccata la riapertura.
* Tramvia Togliatti. Un percorso tangenziale completamente nuovo, previsto fin dagli anni 50. Collega Ponte Mammolo con Piazza di Cinecittà. La stessa arteria stradale fu costruita con lo spazio già predisposto per i binari. Erano stati ipotizzati prolungamenti a nord e a sud, in fasi ulteriori; ma i più lunghi tempi necessari per essi non possono ritardare la realizzazione di questa tratta.
* Termini-Giardinetti-Tor Vergata. Si tratta in realtà di una linea esistente, la Ferrovia Roma- Giardinetti, riportata a Piazza dei Cinquecento da una parte, e prolungata a Tor Vergata dall’altra. I lavori sulla tratta esistente sarebbero anche più semplici e più veloci di quelli attualmente in corso per la manutenzione straordinaria della linea 8. Senonché le complicazioni derivano da innumerevoli vincoli, lacci, lacciuoli e formalismi frapposti da vari gruppi e centri di interesse che vorrebbero viceversa l’eliminazione della linea e lo smantellamento totale.
* TVA (Termini-Vaticano-Aurelio) Segue un percorso amministrativo separato, in quanto concorrono diversi finanziamenti sulle varie tratte. Attraversa l’intero centro storico lungo Via Nazionale e Corso Vittorio Emanuele II. Triplicherà la capacità di trasporto degli attuali 40 e 64, linee notoriamente sovraffollate ed insufficienti. L’Università La Sapienza è stata incaricata di studiare il riordino dell’arredo urbano lungo tutta la linea, trattandosi di intervento di forte riqualificazione. Fra le questioni sul tavolo, anche la posizione dei binari, fra tre opzioni proposte per ciascuna delle arterie interessate. (A nostro avviso, la più semplice è ricollocare i binari
nell’originaria posizione che avevano fino al 1929, al centro della strada).
Riteniamo necessaria anche la presenza dei fili dell’alimentazione elettrica sull’intera linea (come peraltro previsto nel 1999), evitando la necessità di rotabili eccessivamente pesanti per l’inutile peso morto delle
batterie (e senza dimenticare i pessimi risultati del tratto “senza fili” del filobus 90 tra Porta Pia e Termini).
A questi “lavori in corso”, si devono aggiungere ulteriori azioni dell’amministrazione comunale.
L’assessore Eugenio Patanè, nel corso di alcuni incontri, ci ha comunicato che si sta occupando anche di due problemi “a monte”:
* I depositi tranviari, propedeutici alla realizzazione di espansioni di rete, necessari per ricoverare un maggior numero di vetture. Sono state individuate varie aree.
* Le competenze professionali. Gli esperti di progettazione e di costruzione di linee tramviarie sono andati tutti in pensione e non sono stati rimpiazzati. Occorre ricostituire queste figure professionali.
A queste linee ormai di fase di realizzazione, seguono altri otto tronchi, per i quali in seguito a bando di gara è stato conferito appalto per la progettazione preliminare.
* Proseguimento della Tramvia Tiburtina fino a Ponte Mammolo.
* Prolungamento dell’attuale linea 2 da Piazza Mancini a Vigna Clara (Stazione FS)
* Linea su Viale Angelico, con due rami, per il Ponte della Musica fino all’Auditorium e per
Piazzale Clodio.
* Due nuovi tronchi in zona Tor Vergata, in prosecuzione della Termini-Tor Vergata
* Tram Marconi. Purtroppo in ritardo per vari problemi insorti, tra cui il ricorso al TAR di due
distributori di benzina.
* Linea trasversale San Paolo-Cinecittà. Appare piuttosto difficoltosa, anche in considerazione
dell’attraversamento del Parco all’Appia Antica. Al momento non c’è neppure un tracciato
definito.
Assoutenti Lazio esprime la massima soddisfazione per la ripartenza dei programmi tranviari dopo un lungo ed ingiustificato fermo, ed auspica l’integrale e veloce realizzazione di tutto quanto, senza nuovi intoppi; vigilerà sullo svolgimento dei lavori, contrastando anche tentativi di disturbo.
Nel contempo, Assoutenti Lazio invita ad avviare al più presto anche la terza fase delle linee già previste dal PUMS e concretamente individuate. Prima si comincia, prima si arriva.* L’importante collegamento lungo Via Cavour e un tratto di Via dei Fori Imperiali. Indispensabile
per la riqualificazione ed una vera pedonalizzazione dei Fori, ma nel contempo senza
penalizzare il trasporto pubblico. E necessario per poter eliminare gli autobus dalla parte più
delicata di Roma.
* Il Raccordo Lodi, per alleggerire e decongestionare Porta Maggiore, ora punto di passaggio
obbligato per l’intera rete
* La linea del Lungotevere, già studiata dall’urbanista Italo Insolera
* La linea 23 su Via Ostiense
* La linea su Corso Italia, utilizzando tutte le esistenti corsie riservate del 490.
* Il prolungamento Termini-Università
* Prolungamenti 8 a Bravetta, 14 a Tor Sapienza e 5 a Piazza delle Camelie.
E come ulteriore “problema a monte” indichiamo la necessità di ridurre drasticamente i tempi di approvazione e realizzazione di queste fondamentali infrastrutture.
Feb 6, 2023 | Consumatori
A cura di MDC Lazio,
Cos’è lo Spam?
Molto spesso sentiamo parlare di spam, ma nel dettaglio che cos’è? Per spam o spamming si intende l’invio di comunicazioni non richieste, tramite operatore o con modalità automatizzate, (via telefono, e-mail, social network) senza che il destinatario abbia ricevuto un’informativa sul trattamento dei dati personali o abbia prestato il consenso a ricevere messaggi.
Lo spammer, colui che invia lo spam utilizza riferimenti (e-mail, numeri telefonici, ecc.) per l'invio di messaggi promozionali spesso raccolti in modo non lecito o in maniera automatica via Internet, facendo invii massivi a caso ad indirizzi e-mail basati sull’uso di nomi comuni. Scopo dello spamming è veicolare messaggi pubblicitari, ma molte volte si può assistere a dei tentativi di truffa, come il phishing.
Come riconoscerlo?
Ci sono alcune cose su cui bisogna prestare attenzione per evitare delle conseguenze spiacevoli
Un primo segnale può essere rintracciabile nell’oggetto delle e-mail. Ad esempio, spesso hanno un
messaggio di presunta vincita, un contenuto ambiguo o suggeriscono delle possibilità di risparmio.
Il secondo passo è il testo del messaggio, spesso si tratta di messaggi incoerenti, sconclusionati o
sgrammaticati. Inoltre, bisogna porre l’attenzione anche al mittente del messaggio, molte volte ricalca su
indirizzi e-mail esistenti ma con caselle e-mail sconosciute
Due nuove tipologie di Spam
Il Social Spam
Ad oggi si sta diffondendo il fenomeno del “social spam”, pratica che consiste nell’inviare, senza il
consenso, messaggi di marketing attraverso le reti social.
L’enorme diffusione di questa azione è stata favorita dell’estrema semplicità nel rintracciare dati personali
attraverso i social media, nonché dalla minore attenzione che gli utenti hanno durante l’utilizzo di queste
piattaforme e dalla difficoltà nel porre, tra le impostazioni, un filtro automatico di protezione.
La comunicazione virale
Un’altra nuovissima tipologia di spam sfrutta il concetto di comunicazione virale che, comunemente si
fonda sulla capacità comunicativa di pochi soggetti di trasmettere un messaggio ad un elevato numero di
utenti, ma in questo caso, sfruttando sistemi automatizzati e una struttura di ricompense/premi, incentiva
l’inoltro massivo del messaggio ricevuto.
Dieci consigli per evitare lo spamming
- 1: bisogna diffondere con prudenza e attenzione il proprio indirizzo e-mail, numero di cellulare e qualsiasi
altro contatto personale
2: evitare di rendere eccessivamente pubblico il proprio indirizzo e-mail
3: leggere sempre con attenzione le regole privacy e le condizioni d'uso del servizio
4: non cliccare su link, e su collegamenti ipertestuali inseriti nel corpo del testo o aprire ed eseguire
eventuali allegati
- 5: scaricare periodicamente gli aggiornamenti e installare un programma antivirus che offra anche una
protezione anti-spam
6: sui social network controlla le impostazioni privacy del tuo account eventualmente limitando la visibilità
del tuo profilo
7: utilizzare la funzione “di blocco” per i soggetti che inviano messaggi indesiderati
8: non accettare richieste d’amicizia da persone sconosciute
9: evitare di rendere pubblico sulla tua pagina il numero di cellulare
10: prendere in considerazione di utilizzare più indirizzi e-mail per le tue varie esigenze.
Esistono delle Leggi e normativa contro lo Spam?
L’Unione Europea, con l’articolo 13 della Direttiva 2002/58/CE, è intervenuta sulla tutela della riservatezza
dei dati personali e sulle comunicazioni commerciali tramite e-mail e SMS. Ha introdotto il principio
dell’opt-in, ossia la preventiva autorizzazione dei destinatari a ricevere le comunicazioni commerciali via e-
mail e SMS.
In Italia a parlare dello spamming come reato ai fini di profitto era stato già il Garante della Privacy, con il
provvedimento del 3 settembre 2003.
A suggellare le regole sono state le “Linee guida in materia di attività promozionale e contrasto allo spam”
del 4 luglio 2013, sempre del Garante della Privacy.
Lo scopo è stato proprio quello di arginare il marketing selvaggio e favorire pratiche commerciali “amiche”
di utenti e consumatori.
Gen 23, 2023 | Consumatori
A cura di Adusbef,
Nell’ ultimo periodo assistiamo a un notevole sviluppo del commercio online e dei pagamenti digitali; un abbrivio a queste pratiche è sicuramente stato dato dalla pandemia da Covid19 e negli anni a venire il ricorso a strumenti tecnologici e digitali per effettuare acquisti sarà sempre più frequente e rivoluzionerà il mercato sempre di più.
L’ evoluzione delle modalità di acquisto e dei sistemi di pagamento ha un legame anche con la purtroppo sempre frequente contraffazione dei prodotti. Facilmente infatti sui siti di e-commerce si possono trovare prodotti contraffatti; il fenomeno è di grande portata in quanto riguarda sia le piattaforme digitali di commercio elettronico, sia anche i social network, che vengono ormai utilizzati anche come piattaforme di acquisto e vendita.
Come sappiamo, i prodotti contraffatti violano i diritti di proprietà industriale e causano molteplici danni alle imprese, ai consumatori e all’ intero sistema economico-sociale. E’ quindi quanto mai necessario combattere questa piaga; gli strumenti adatti per la lotta alla contraffazione possono passare anche attraverso le tecnologie digitali, i siti di e-commerce e i prestatori di servizi di pagamento. A questo proposito le grandi piattaforme di e-commerce e i principali prestatori di servizi di pagamento adottano una policy per la tutela della proprietà industriale.
Sul sito del Ministero dello Sviluppo economico (ora Ministero delle imprese e del Made in Italy) è presente una sezione all’ interno della quale è possibile consultare le policy per la tutela della proprietà industriale.
In particolare, i prestatori dei servizi di pagamento e le principali piattaforme di e-commerce mettono a diposizione dei titolari dei diritti di proprietà industriale degli strumenti gratuiti per segnalare le inserzioni di prodotti sospetti di contraffazione e chiederne la rimozione (procedura di notice and take down).
Visitando il link https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/lotta-alla-contraffazione/tutela-dei-diritti-di-pi/leggi-il-focus-dedicato-alla-tutela- della-proprieta-intellettuale-on-line è possibile approfondire la tematica degli strumenti messi a disposizione per la difesa della proprietà industriale che, in sintesi, si possono classificare in:
– sistemi di notifica;
– programmi di protezione della proprietà industriale;
– contact point.
Entrando nello specifico delle azioni poste in essere dai principali prestatori di servizi di pagamento, sia Mastercard che PayPal mettono a disposizione dei titolari di diritti di proprietà industriale modulistica online e indirizzi e-mail attraverso i quali è possibile inviare segnalazioni nel caso in cui si ritenga che un sito che utilizza servizi di pagamento Mastercard o Paypal venda prodotti contraffatti.
Particolare attenzione va data anche all’ acquisto di prodotti sui social network, che ultimamente stanno diventando anche “vetrine” e “negozi” virtuali. A questo proposito anche Facebook, Instagram e TikTok hanno adottato policy e strumenti per la tutela della proprietà industriale che consentono di segnalare le violazioni.
Le policy di tutela dei diritti di proprietà industriale sono molto importanti in quanto non soltanto tutelano le imprese, ma anche i consumatori, che spesso inconsapevolmente possono imbattersi in siti di e-commerce scorretti e poco affidabili.
E’ molto importante, quindi, che il consumatore faccia attenzione ai siti ai quali si rivolge per fare shopping online; la prima cosa a cui stare attenti è il prezzo: se un prodotto viene venduto a un prezzo stracciato è molto probabile che sia contraffatto; inoltre, bisogna diffidare di siti all’ interno dei quali non sono indicati contatti telefonici, e-mail e che non recano denominazione, ragione sociale e sede legale del venditore.