TelefoniaTelefonia: come difendersi dai servizi non richiesti24 Ottobre 2024news / TelefoniaNegli ultimi anni, molti consumatori italiani hanno segnalato un aumento delle attivazioni di servizi telefonici non richiesti. Questi casi sono spesso il risultato di pratiche commerciali aggressive, dove gli operatori telefonici cercano di convincere gli utenti ad accettare offerte vantaggiose. In questo contesto, è frequente che vengano attivati servizi che l’utente non ha realmente richiesto, creando confusione e frustrazione. Uno dei metodi più comuni utilizzati dai gestori è il fenomeno del bundling, che consiste nella vendita di servizi in pacchetti. Questo approccio talvolta nasconde attivazioni indesiderate, lasciando i consumatori all’oscuro di ciò che stanno effettivamente sottoscrivendo. Anche gli errori di sistema possono contribuire a queste attivazioni indesiderate; ad esempio, un malfunzionamento nel sistema di fatturazione di un operatore potrebbe comportare l’attivazione automatica di servizi non desiderati, senza il consenso dell’utente. Fortunatamente, la normativa italiana, attraverso l’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), offre protezione ai consumatori in queste situazioni. Secondo la legge, gli utenti hanno il diritto di non pagare per servizi non autorizzati e possono richiedere indennizzi specifici per ogni giorno di attivazione. L’indennizzo previsto è di 5 euro al giorno per i servizi non accessori e di 2,50 euro al giorno per i servizi accessori o i profili tariffari non richiesti. Per avvalersi di questi diritti, è fondamentale che gli utenti inviino un reclamo formale all’operatore telefonico. Questo può avvenire attraverso diversi canali ufficiali, come telefono, email o anche social media. È importante richiedere non solo la disattivazione immediata dei servizi non richiesti, ma anche il rimborso delle spese sostenute. Per garantire la tracciabilità del reclamo, gli utenti possono considerare di inviare una raccomandata o utilizzare la posta elettronica certificata, in modo da avere una prova della ricezione della richiesta. Il reclamo deve essere supportato da prove adeguate, come estratti conto o comunicazioni precedenti con l’operatore. Gli operatori sono obbligati a rispondere entro 45 giorni dalla ricezione del reclamo, come previsto dalle condizioni stabilite nella loro carta dei servizi. Se la risposta ricevuta non è soddisfacente, il consumatore ha la possibilità di avviare procedure di conciliazione, ulteriormente tutelando i propri diritti. In conclusione, è essenziale che i consumatori siano consapevoli delle misure di tutela a loro disposizione e delle procedure da seguire per richiedere indennizzi. Gli operatori telefonici, dal canto loro, hanno l’obbligo di rispettare la normativa vigente e garantire la protezione dei diritti dei consumatori. Informarsi e agire tempestivamente può fare la differenza per ottenere il giusto risarcimento e proteggere i propri interessi nel complesso panorama delle telecomunicazioni. Scarica come PDF... Nuovo Codice contro il telemarketing aggressivo: è davvero efficace?10 Ottobre 2024news / TelefoniaIl telemarketing aggressivo è una delle principali fonti di disturbo per i consumatori italiani, continuamente bersagliati da telefonate commerciali indesiderate. Per contrastare questo fenomeno, il Garante per la protezione dei dati personali ha approvato il 29 marzo 2023 il Codice di condotta per le attività di telemarketing e teleselling, con l’obiettivo di introdurre nuove regole e tutelare maggiormente i cittadini. Il Codice prevede limitazioni sugli orari delle chiamate, vietando le telefonate commerciali prima delle 9:00 e dopo le 20:00 nei giorni feriali, prima delle 10:00 e dopo le 19:00 il sabato, e in modo assoluto durante le festività. Inoltre, le aziende di telemarketing sono obbligate a utilizzare numeri identificabili e richiamabili, eliminando la pratica dello spoofing, e devono ottenere consensi espliciti dai consumatori per ogni singola finalità commerciale, informandoli sull’uso dei dati e garantendo il diritto all’opposizione, alla rettifica e all’aggiornamento delle informazioni personali. Sono previste sanzioni per chi viola queste regole, e il rispetto del Codice è monitorato da un organismo indipendente che gestisce anche eventuali reclami. Tuttavia, nonostante le novità introdotte, il Codice presenta un limite significativo: l’adesione è volontaria. Ciò significa che solo i call center che scelgono di aderire rispettano le nuove regole, mentre i call center abusivi continuano a operare al di fuori delle normative, perpetuando le pratiche di telemarketing aggressivo. Questo limite è stato evidenziato da Davide Zanon, segretario di Codici Lombardia, che sottolinea come i call center illegali non abbiano alcun incentivo ad adeguarsi, continuando così a molestare i consumatori. Anche il Registro pubblico delle opposizioni, che dovrebbe permettere ai cittadini di bloccare le chiamate non richieste, mostra delle criticità. Molti iscritti al Registro continuano a ricevere telefonate, soprattutto da parte di aziende che operano illegalmente. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha definito il Codice una “inutile foglia di fico”, poiché non risolve il problema alla radice. Dona propone di tornare al sistema dell’opt-in, in vigore fino al 2009, che permetteva alle aziende di contattare i consumatori solo dopo il loro esplicito consenso. Secondo lui, il Codice attuale e il Registro delle Opposizioni non sono riusciti a contrastare efficacemente il fenomeno del telemarketing selvaggio, lasciando i consumatori in balia delle chiamate moleste. In conclusione, il nuovo Codice rappresenta un passo avanti nella regolamentazione del settore, ma la sua efficacia è limitata dalla natura volontaria e dall’incapacità di arginare i call center abusivi. Per proteggere davvero i consumatori, è necessario introdurre misure più vincolanti e un controllo più serrato delle attività illegali. Solo così sarà possibile ridurre il numero di telefonate commerciali indesiderate e garantire una reale tutela della privacy. Scarica come PDF... Petizione al Senato: Vietare social e cellulari sotto i 14 anni26 Settembre 2024news / TelefoniaUn gruppo di parlamentari, guidato dalla senatrice del PD Simona Malpezzi, si è schierato contro l’uso diffuso degli smartphone tra i ragazzi sotto i 14 anni. Inoltre, ha chiesto di limitare l’accesso ai social media fino ai 16 anni. La proposta, presentata oggi durante una conferenza stampa a Palazzo Madama, è articolata in due disegni di legge bipartisan. A sostegno dell’iniziativa, è stata lanciata una petizione promossa dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai, che avrebbe già raccolto 50.000 firme. Tra i firmatari figurano anche noti esponenti del mondo dello spettacolo, come Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino e Luca Zingaretti. La Tesi Non si tratta di una misura proibizionista, affermano i sostenitori della proposta, ma di una scelta educativa. L’uso precoce dei nuovi media avrebbe un impatto così grande sullo sviluppo cognitivo e sociale dei giovani da poter essere equiparato, per certi versi, all’esposizione a sostanze come l’alcool o il tabacco. Poiché il cervello di bambini e adolescenti non è ancora completamente sviluppato, qualsiasi tecnologia che possa influenzare la materia bianca (la sostanza responsabile della connessione tra diverse aree del cervello, coinvolte in abilità fondamentali come la lettura e la scrittura) dovrebbe essere attentamente regolamentata per evitare abusi. Gli Studi Diversi studi scientifici affermano che l’uso precoce di smartphone e social media può favorire dipendenze, isolamento sociale e disturbi del sonno. I giovani trascorrerebbero dalle 5 alle 8 ore al giorno online, accumulando fino a 2.920 ore all’anno, tempo che potrebbe essere dedicato ad altre attività più formative o socialmente stimolanti. Secondo le interviste condotte dal Global Mind Project del Sapiens Lab, i bambini che ricevono uno smartphone in tenera età mostrerebbero una maggiore incidenza di problemi di salute mentale rispetto a quelli che ottengono il loro primo dispositivo più tardi: Il 74% delle bambine che hanno ricevuto il loro primo smartphone all’età di 6 anni manifesterebbe problemi di salute mentale, rispetto al 46% di coloro che hanno ottenuto il telefono a 18 anni. Il 42% dei bambini che hanno ricevuto il loro primo smartphone all’età di 6 anni presenterebbe problemi di salute mentale, rispetto al 36% di quelli che hanno ottenuto il dispositivo a 18 anni. Conclusioni È importante sottolineare che i dati, presi singolarmente, non sono conclusivi e devono sempre essere valutati nel contesto più ampio. Le singole ricerche non sono sufficienti a fornire una risposta definitiva, ma possono essere indicatori di un fenomeno più complesso. Rimane dunque in dubbio se l’approccio restrittivo proposto dai parlamentari sia una soluzione adeguata al problema. Scarica come PDF... Trasparenza e tutela nei servizi di telecomunicazione 13 Settembre 2023news / TelefoniaSai che gli operatori telefonici sono obbligati ad inviare ai propri utenti una comunicazione dell’offerta sottoscritta (Delibera AGCOM 252/16/CONS )? Il sistema delle comunicazioni elettroniche è infatti in continuo sviluppo e parallelamente cresce anche il grado di competitività. Come ogni progresso, oltre che grandi benefici, porta con sé delle criticità. In particolar modo nel mercato della telefonia, internet e TV, aumenta la quantità di offerte disponibili, e quindi la concorrenza. Come dichiara l’AGCOM, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, “La maggiore quantità di offerte richiede però un rafforzamento dei principi di trasparenza, corretta informazione e comunicazione agli utenti.” Spesso veniamo sommersi da offerte telefoniche o internet che si vendono come le migliori, le più economiche. Capita, però, altrettanto spesso, che sentiamo lamentele riguardo la qualità, i prezzi, le caratteristiche o la copertura dei servizi, verso i quali sono state deluse determinate aspettative, inizialmente promesse. Le linee guida Con le “Linee guida in materia di comunicazioni al pubblico sulla offerta di servizi di telecomunicazione” (delibera n. 417/01/CONS) e la Direttiva generale in materia di qualità e carte dei servizi (delibera n. 179/03/CSP), l’Autorità ha affermato in prima battuta il diritto degli utenti ad un’informazione completa circa le modalità giuridiche, economiche e tecniche di prestazione dei servizi ed ha dettato precisi criteri (completezza, trasparenza, chiarezza e tempestività) per la diffusione di notizie agli utenti. La delibera 252/16/CONS ha imposto agli operatori la pubblicazione sui propri siti web di una pagina dedicata alla trasparenza tariffaria, con indicazioni chiare e semplici sulle offerte, sui prezzi e sugli eventuali costi di recesso ed attivazione, oltre che di un prospetto riepilogativo dei pezzi di ciascuna offerta; ha riconosciuto il diritto dei consumatori ad essere gratuitamente informati del proprio profilo di consumo telefonico e a comparare le offerte sul mercato tramite un apposito motore di calcolo. L’AGCOM sta sviluppando in proposito una piattaforma per comparare le diverse tariffe in modo trasparente e imparziale, per permettere all’utente di scegliere secondo le proprie esigenze. Gli operatori di telefonia mobile sono inoltre obbligati a informare l’utente in caso di raggiungimento dell’80% del plafond, il consumo massimo mensile. La delibera n. 121/17/CONS ha sancito definitivamente la gratuità degli strumenti per conoscere l’ammontare del credito residuo delle sim prepagate. Nella delibera 487/18/CONS l’Agom ha adottato le Linee guida per la determinazione dei costi nel passaggio di operatore o di recesso anticipato. Altre misure per garantire la totale trasparenza e chiarezza in questo settore sono continuamente in fase di regolamentazione, in concomitanza con lo sviluppo del mercato. FONTE: AGCOM Scarica come PDF... TELEFONIA: L’AGCOM FRENA I RINCARI LEGATI ALL’INFLAZIONE12 Maggio 2023Consumatori / news / TelefoniaA cura di Codacons Lazio Dopo mesi di sollecitazioni da parte delle Associazioni dei consumatori, l’Autorità Garante per le Comunicazioni, ha deliberato il blocco degli aumenti legati all’inflazione, che contrariamente sarebbero divenuti automatici dal 2024. La decisione dell’Autorità arriva dopo che alcune compagnie telefoniche avevano aggiornato le condizioni dei propri contratti prevedendo la possibilità, dal 2024, di modificare in qualsiasi momento le tariffe applicate ai loro servizi, adeguandoli al tasso annuale di inflazione Istat, escludendo tra l’altro anche il diritto di recesso per gli utenti. Gli incrementi avrebbero interessato un minimo del fisso del 5%, anche in caso di tasso di inflazione inferiore, o maggiorato comunque del 3,5% ai contratti già esistenti. Così l’Agcom si è assicurata che sui rincari di massa legati all’inflazione anche per la telefonia non si applicasse l’automatismo che a fine del 2022 era accaduto per le modifiche unilaterali dei contratti di luce e gas, ossia che nei contratti che non prevedevano l’automatismo, gli operatori non potranno limitarsi a inserirlo con una semplice comunicazione all’utente, come pure avevano già iniziato a fare. Configurandosi come un cambio di natura contrattuale, l’Autorità ha stabilito che occorre una esplicita accettazione, in forma scritta, da parte dell’utente, quindi occorre che il consumatore sottoscriva un nuovo contratto altrimenti può rifiutare e godere delle vecchie condizioni contrattuali fino alla naturale scadenza del vecchio contratto. I nuovi contratti, invece, saranno soggetti a una disciplina differente, dato che gli operatori potranno inserire da subito la clausola che indicizza le tariffe all’inflazione e gli utenti quindi non si troveranno con condizioni che mutano unilateralmente senza preavviso e senza possibilità di recesso. L’applicazione dell’adeguamento all’indice dei prezzi al consumo non può avvenire prima di 12 mesi dall’adesione contrattuale e la durata massima dei contratti non deve superare i 24 mesi e sono previsti interventi a tutela della parte debole sulla proroga dei contratti, la rateizzazione di servizi e apparecchiature terminali, sulla modifica delle condizioni contrattuali, sui diritti degli utenti in caso di discrepanza delle prestazioni rispetto a quanto promesso nel contratto, sul diritto di recesso, sulla cessazione del rapporto contrattuale, riguardo alle informazioni contrattuali sulle procedure di migrazione e la portabilità del numero. Gli operatori, nelle offerte, dovranno indicare: • tempi precisi di attivazione dei servizi; • nei contratti dovranno riportare gli indennizzi a cui gli utenti hanno diritto in caso di disservizi compresi i ritardi o abusi relativi al cambio operatore e portabilità del numero e i casi in cui i tecnici dell’operatore non si presentino all’appuntamento preso con l’utente. E dato che i prezzi non sono più bloccati, come si prevedono modifiche che vanno ad influire sulla spesa per il consumatore, queste devono essere predisposte anche in negativo, nel caso in cui l’inflazione sarà negativa ( se l’inflazione sale le tariffe salgono = se l’inflazione scende le tariffe devono scendere). Scarica come PDF... STOP AI COSTI EXTRA PER CAMBIARE OPERATORE TELEFONICO, INTERNET E PAY TV: A STABILIRLO L’AGCOM CON LE NUOVE LINEE GUIDA8 Novembre 2018TelefoniaSono state pubblicate dall’AGCOM le nuove Linee Guida sulle modalità di dismissione e trasferimento dell’utenza nei contratti per adesione, per garantire ad utenti e consumatori delle precise regole nel momento in cui decidono di recedere dal contratto e passare ad altro operatore. Punto cruciale della delibera approvata dall’Autorità Garante per le Telecomunicazioni è quella per cui il costo di recesso non potrà essere superiore al canone mensile medio versato dall’utente. In questo modo l’Autorità ha voluto garantire o meglio scongiurare il rischio che i vari operatori possano addebitare costi non proporzionati (e dunque più alti) al reale valore del contratto sottoscritto. Altra questione affrontata dall’Authority riguarda la restituzione degli acconti che dovrà ora essere “equa e proporzionata” al contratto stesso ed alla sua durata. In particolare, le aziende non potranno più pretendere – in caso di recesso – la restituzione integrali degli sconti goduti al momento della stipula. Gli operatori potranno richiederne la restituzione, ma in una misura certamente inferiore a quella attuale, precisa l’AGCOM. Molto importante è anche il tema della rescissione anticipata: con le nuove linee guida l’utente potrà scegliere se continuare a pagare le rate residue (relative a servizi e prodotti aggiuntivi rispetto al servizio principale) oppure pagare l’intero importo in un’unica soluzione. Anche la durata della rateizzazione dei servizi di attivazione ed accessori è stata normata, stabilendo che non potrà mai eccedere i 24 mesi. E’ stata, inoltre, richiesta una maggiore trasparenza nelle comunicazioni agli utenti prevedendo un obbligo per gli operatori di rendere tutte le spese che l’utente dovrà sostenere in corrispondenza di ogni mese in cui il recesso potrebbe essere esercitato. Altri obblighi informativi a carico delle aziende riguardano le spese relative al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore, le quali, devono essere rese note al momento della pubblicizzazione dell’offerta e in fase di sottoscrizione del contratto. Tra queste rientrano: i) le spese imputate dall’operatore a fronte dei costi realmente sostenuti per provvedere alle operazioni di dismissione e trasferimento della linea; ii) le spese relative alla restituzione degli sconti; iii) le spese relative al pagamento in una o più soluzioni delle rate relative alla compravendita di beni e servizi offerti congiuntamente al servizio principale. MDC Lazio invita tutti gli utenti a segnalarci eventuali abusi in contrasto con le nuove disposizioni dell’AGCOM ed a rivolgersi ai nostri esperti per una consulenza e gestione delle problematiche Scarica come PDF... SERIE A, IL GRAN PASTICCIO DEI DIRITTI TV: CHI CI PERDE SONO I CONSUMATORI3 Settembre 2018TelefoniaSembrava potesse essere l’anno della svolta per i diritti tv della serie A. Sembrava si potesse assistere alla fine dei monopoli e arrivare a un’offerta più concorrenziale, con tutto ciò che ne consegue in termini di benefici per i consumatori. Sembrava, ma così non è stato. E oggi ci ritroviamo con il monopolio assoluto di Sky, una Lega Calcio che ha incassato meno soldi di quelli che avrebbe ottenuto da Mediapro, il sovrapprezzo per i consumatori dovuto alle tre partite settimanali che trasmette Dazn, e gli inconvenienti tecnici nel guardare le partite sulla stessa Dazn, tv in streaming in un Paese in cui la banda larga e Internet superveloce non sono proprio alla portata di tutti. IL BANDO A MEDIAPRO, LA REVOCA E LA TRATTATIVA PRIVATA CON SKY – Tutto succede nel giro di pochi mesi. A febbraio gli spagnoli di Mediapro acquistano i diritti per il campionato di Serie A al prezzo di 1,05 miliardi di euro. La società spagnola dovrebbe fare da intermediaria e rivendere i diritti. Magari proprio a Sky, che però a quel punto dovrebbe trasmettere le partite su diverse piattaforme (digitale, Internet, satellitare) e senza alcuna esclusiva. Più concorrenza, più benefici per i consumatori e meno benefici per l’emittente di Murdoch. A quel punto Sky dà il via a una battaglia legale per revocare i diritti alla società spagnola. Mediapro si va a infrangere contro tutta una serie di cavilli, mancate garanzie e fidejussioni, e il Tribunale dà ragione all’emittente satellitare del magnate australiano, così la Lega Calcio revoca la concessione dei diritti a Mediapro e torna a trattare con Sky. Lo fa senza asta, a trattativa privata, e accettando l’esclusiva sul prodotto. La serie A viene divisa in due: il pezzo più grosso va a Sky, quello più piccolo (tre partite a settimana, la serale del sabato, il match dell’ora di pranzo di domenica e una partita delle 15) va a Perform, la multinazionale che controlla Dazn. LEGA E CONSUMATORI CI PERDONO, SKY CI GUADAGNA – La Lega incassa 973 milioni a stagione (780 da Sky e 193 da Dazn), rinuncia a più di 20 milioni rispetto a quelli che avrebbe ottenuto da Mediapro e si piega alla logica dell’esclusiva pretesa da Murdoch. Sky ottiene così quel che voleva. Le manca solo una cosa, le tre partite di Dazn, ed ecco che raggiunge l’accordo con il gruppo Perform. Le tre partite mancanti costano 7,99 euro ai clienti Sky, due euro in meno dell’abbonamento mensile a Dazn. L’emittente di Murdoch fa un favore a Dazn, acquistando e rivendendo ai suoi clienti una consistente quota di utenze Dazn da rivendere ai suoi clienti. E allo stesso tempo può continuare a comportarsi da monopolista assoluto. Sky felice, Dazn felice, ma non altrettanto gli utenti. Chi ha un pacchetto calcio con Sky, infatti, deve pagare 8 euro in più al mese rispetto all’anno scorso per poter vedere tutte le partite. A questo si aggiungono i problemi tecnici di Dazn, denunciati da migliaia di utenti. Spesso e volentieri infatti la visione delle partite si blocca. L’emittente streaming del gruppo Perform si è presentata in Italia come il Netflix del calcio, ma ci sono differenze abissali: Netflix propone contenuti già catalogati da vedere in streaming, Dazn propone eventi in diretta, per cui ci vuole una velocità di rete molto più alta affinché non si blocchino. Che sia un problema dell’emittente o dell’obsoleta Rete italiana, poco conta. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ed è imbarazzante per la Lega Calcio aver concesso i diritti a un’emittente che ci va vedere le partite “a scatti”. L’ANTITRUST – È notizia dei giorni scorsi l’intervento dell’Antitrust, che ha avviato, su segnalazione di diversi consumatori, due istruttorie per pratiche commerciali scorrette contro Sky e Dazn. Quanto alla tv di Murdoch, avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione dell’offerta del pacchetto calcio che, “in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’offerta (la mancanza di tre partite dal pacchetto, ndr) potrebbero aver indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole”. Quanti ai già abbonati, nei loro confronti la condotta di Sky potrebbe presentare “profili di aggressività” in quanto, “a fronte di un significativo ridimensionamento del pacchetto in relazione al numero delle partite trasmesse, e in assenza dell’informativa sulla possibilità di recedere dal contratto senza penali, costi di disattivazione, avrebbe indotto tali soggetti a rinnovare l’abbonamento nell’erroneo convincimento che l’offerta non fosse mutata”. Nel mirino anche Perform. Da un lato per l’enfasi data al claim “quando vuoi, dove vuoi”, che lascia intendere al consumatore di poter utilizzare il servizio ovunque si trovi, senza fare un minimo accenno alle limitazioni tecniche che si stanno palesando e che impediscono o rendono più difficile la fruizione delle partite. Dall’altro per i messaggi che indicano la possibilità di fruire di un mese gratuito “senza contratto”. Cosa falsa: il consumatore infatti nel momento in cui si registra, stipula – quasi senza accorgersene – un abbonamento vero e proprio, usufruisce del primo mese gratis e poi scatta il rinnovo automatico con addebito su carta o conto corrente. Quindi l’utente deve attivarsi per esercitare il diritto di recesso. Una pratica commerciale che l’Antitrust definisce aggressiva. Scarica come PDF... BOLLETTE TELEFONICHE, SCONTI PER 2,6 MILIONI DI FAMIGLIE19 Giugno 2018TelefoniaBuone notizie per chi – in condizioni economiche non proprio rosee – deve sottoscrivere contratti di telefonia. L’Agcom ha infatti esteso le agevolazioni sulle bollette a circa 2,6 milioni di nuclei familiari: tutti quelli che, con Isee inferiore a 8.112,23 euro, ricadono nella definizione di povertà relativa dell’Istat. Un vero e proprio cambio di passo, che allarga di molto la platea di chi può usufruire degli sconti. Prima infatti, oltre al requisito dell’Isee, bisognava che le famiglie ne rispettassero anche altri: ovvero presenza nel nucleo di anziani al di sopra dei 75 anni, di percettori di pensioni sociali o di invalidità, o di capifamiglia disoccupati. “Confidiamo che la rimozione dei vincoli e la semplificazione delle procedure d’accesso incoraggerà le famiglie economicamente disagiate ad avvalersi di questo strumento di inclusione sociale che è Internet”, si legge nella nota di Agcom. Oltre ad allargare la platea di chi ne può usufruire, Agcom ha anche aumentato le agevolazioni. In aggiunta al preesistente sconto del 50% sul canone, in base al quale i beneficiari pagano 9,5 invece di 19 euro al mese, il nuovo sistema prevede anche 30 minuti gratuiti di telefonate verso tutte le numerazioni fisse e mobili. Il provvedimento Agcom tocca un’altra nota dolente delle compagnie telefoniche, la presenza “quasi esclusiva” sul mercato di offerte voce e dati congiunte, cosa che impedisce ai beneficiari delle agevolazioni di acquistare il solo servizio di accesso a Internet di cui hanno bisogno. L’Autorità, esercitando le sue funzioni di indirizzo, ha invitato Tim a mettere a disposizione degli utenti economicamente disagiati delle offerte flat di sola connessione ad Internet a banda larga la cui sottoscrizione non implica la perdita del diritto di accesso alle agevolazioni. Il MDC Lazio ed i suoi sportelli invitano tutte le famiglie che ne hanno i requisiti a presentare subito domanda, perché i bonus – così come quelli su luce e gas – non vengono erogati automaticamente come sarebbe invece auspicabile. Scarica come PDF... TELEFONIA: L’EUROPA APPROVA IL TETTO MASSIMO DI 19 CENT/MIN PER IL COSTO DI CHIAMATE ED SMS TRA PAESI UE10 Giugno 2018TelefoniaNiente più chiamate e messaggi troppo costosi per chi viaggia in Europa: la Ue ha deciso di fissare un tetto massimo ai prezzi di telefonate e sms all’interno dei 27 Paesi membri. Se l’attuale costo per le telefonate verso un altro Stato Ue oscilla tra i 5 e gli 80 centesimi al minuto, il tetto massimo stabilito dalle nuove misure è di 19 centesimi al minuto. Per quanto riguarda gli sms il costo di ogni singolo messaggio non deve superare i sei centesimi. L’accordo raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento Ue deve essere approvato dagli Stati membri e dal Parlamento europeo, presumibilmente nei prossimi mesi, prima di diventare operativo. Provvedimento questo che si inserisce in un vero e proprio braccio di ferro a favore dei consumatori che la Ue ha intrapreso negli ultimi anni con gli operatori di telefonia, imponendo di fatto una forte riduzione delle tariffe. Fino a non molto tempo fa viaggiare implicava o abbandonare per qualche giorno il proprio smartphone o esporsi a tariffe altissime per chiamate, sms e utilizzo dati, a meno di non attivare (a pagamento) appositi piani tariffari, a seconda dell’operatore utilizzato. Dall’anno scorso, con l’abolizione dei costi del roaming, chi viaggia in un Paese Ue può telefonare, inviare sms e navigare su Internet utilizzando la propria tariffa nazionale. L’accordo prevede anche un piano di incentivi su fibra ottica e sul 5G, la rete mobile superveloce. Rivolgiti ai nostri esperti per richiedere una consulenza gratuita. Scarica come PDF... RECESSO ANTICIPATO QUANTO MI COSTI, ECCO LE NUOVE LINEE GUIDA AGCOM4 Giugno 2018TelefoniaChi di noi non ha sospettato – almeno una volta nella vita – di pagare troppo quando va a disdire un contratto con un operatore telefonico? E ora a confermare i nostri sospetti arriva anche l’Agcom, che nelle sue attività di vigilanza ha notato i problemi e le incongruenze e si è iniziata a muovere per risolverli e ridurre i costi per gli utenti. Ne è venuto fuori un documento con le prime linee guida sui costi di recesso e cambio gestore, che dà agli operatori le indicazioni per ridurli. Nella delibera, di cui dà anticipazione La Repubblica, Agcom spiega che gli operatori addebitano agli utenti tre tipi di costi, e su tutti e tre ci sono irregolarità, anche alle luce dell’ultimo decreto sulla concorrenza dello scorso anno. Eccoli. RECESSO DI BASE – Le compagnie sono poco trasparenti sui costi che l’utente dovrà sostenere per il recesso, e già non è un bene. Poi tendono a far pagare una cifra fissa (intorno ai 40 o 50 euro), costo non commisurato, come dovrebbe essere, alle spese reali sostenute dagli operatori per la disdetta e al valore residuo del contratto. Secondo Agcom non è corretto un costo superiore a quello dei canoni mensili restanti, quindi a fine contratto la disdetta dovrebbe essere gratuita. DISDETTA PRIMA DELLA SCADENZA DI UNA PROMOZIONE – Si tende a far restituire gli importi di tutti gli sconti ottenuti grazie alla promozione (salvo qualche eccezione, Fastweb ad esempio). Quindi più ci si avvicina alla scadenza più le spese si fanno importanti. Esattamente il contrario di come dovrebbe essere, spiega Agcom: il costo di disdetta anticipata infatti deve infatti abbassarsi quanto più si avvicina la scadenza della promozione. Se ho una promozione di 12 mesi, più mi avvicino al dodicesimo mese meno devo pagare. RATE DI PRODOTTI O SERVIZI ASSOCIATI AL CONTRATTO – Qui parliamo di chi recede anticipatamente da un contrattto a cui è associato l’acquisto a rate di uno smartphone, un modem ecc. Spesso le compagnie impongono agli utenti di pagare in un’unica soluzione le rate residue. Agcom sostiene invece che si debba permettere di continuare a pagarli a rate. Inoltre, non devono esserci – in caso di recesso – costi come l’attivazione della linea o l’intervento del tecnico, tutte cose che alcuni operatori rateizzano nel contratto. Idem per i prodotti che non si possono utilizzare con altri operatori, i modem ad esempio. Tutti costi eccessivi insomma, e “non commisurati al valore del contratto e alle spese reali sostenute dalla compagnia per la disattivazione della linea e il passaggio ad altro operatore”. Agcom ascolterà i pareri degli operatori fino a luglio, poi renderà vigenti le nuove linee guida, riducendo di molto i costi di disdetta e in alcuni casi annullandoli. Il Movimento Difesa del Cittadino Lazio ed i suoi sportelli sono disponibili per eventuali segnalazioni e problematiche per una migliore cura degli interessi di consumatori ed utenti. Scarica come PDF... ConciliaWeb, ora le controversie si risolvono online25 Maggio 2018TelefoniaSarà presto attivo in tutta Italia ConciliaWeb, il nuovo strumento di Corecom per annullare le distanze, velocizzare e facilitare la risoluzione delle controversie tra gli operatori di telefonia e le pay tv. Con la nuova piattaforma le controversie si dirimono online, sono totalmente informatizzate. L’utente che si sente truffato dalla propria compagnia telefonica – fatturazioni eccessive, velocità di rete non in linea con quella dichiarata dal gestore – deve solo collegarsi con il suo pc o smartphone al sito. Niente più code agli sportelli o lunghi viaggi per chi la sede più vicina a cento e più chilometri di distanza dunque, e di conseguenza utenti più tutelati con uno strumento facilmente accessibile. Con ConciliaWeb tutte le istanze vengono presentate tramite i moduli online, tutti i documenti caricati in via telematica e tutte le comunicazioni si fanno sulla piattaforma. Anche i verbali di conciliazione. È prevista una fase preliminare in cui le due parti possono negoziare e scambiarsi proposte in via telematica, poi, prima dell’inizio della conciliazione vera e propria, la piattaforma opera una distinzione. Se le conciliazioni vengono ritenute “particolarmente favorevoli alla risoluzione” si realizzano tramite uno scambio di messaggi – anche asincrono, non istantaneo – tra le parti. Se invece vengono ritenute complesse ConciliaWeb notifica alla due parti la convocazione per un incontro in videoconferenza. ConciliaWeb nasce ufficialmente il 24 aprile, giorno in cui l’Agcom ha approvato il nuovo regolamento sulle procedure di risoluzione delle controversie tra utenti e operatori di telefonia, e gli operatori hanno un altro mese di tempo per aggiornare i propri siti e la documentazione contrattuale con le nuove disposizioni. Auspichiamo quindi di aver al più presto questo strumento molto importante, quasi rivoluzionario. Importante per tre motivi. Per gli utenti come dicevamo, che avranno uno strumento unico e facilmente accessibile che velocizza, facilita ed economizza le procedure di conciliazione. Per l’ambiente, basti pensare a quanta carta verrà risparmiata dall’informatizzazione dei documenti. E per i tribunali, visto che molto probabilmente con Conciliaweb aumenterà anche il numero di conciliazioni che vanno a buon fine. Scarica come PDF...