Banche e PosteUn nuovo orizzonte per i bonifici europei: rivoluzione e sicurezza finanziaria.8 Febbraio 2024Banche e Poste / newsIl 7 febbraio 2024, il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva un nuovo regolamento volto a migliorare radicalmente il processo dei bonifici bancari, assicurando che i fondi trasferiti via bonifici istantanei arrivino immediatamente sui conti dei clienti, rivoluzionando così il settore dei pagamenti finanziari in Europa. Il nuovo Regolamento si propone di potenziare l’efficienza e la sicurezza delle transazioni finanziarie, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, riducendo drasticamente i tempi di attesa per il trasferimento di denaro. Le istituzioni bancarie e i prestatori di servizi di pagamento (PSP) sono ora tenuti ad assicurare un processo rapido e fluido dei bonifici, mirando a completare le transazioni in modo istantaneo. Tale accordo, precedentemente negoziato con i governi dell’UE, aggiorna e rafforza le normative esistenti dell’area unica dei pagamenti in euro (Single Euro Payments Area, SEPA). Secondo il nuovo Regolamento, i bonifici istantanei devono essere elaborati senza ritardi, garantendo che il denaro raggiunga il beneficiario entro dieci secondi dall’avvio dell’operazione, indipendentemente dal giorno o dall’ora. Allo stesso modo, il pagatore riceverà conferma dell’avvenuta esecuzione del pagamento entro lo stesso breve intervallo di tempo. Gli Stati membri che non utilizzano la moneta europea dovranno comunque adeguarsi alle normative per i conti bancari in euro, anche se con un periodo di transizione più lungo rispetto a quelli nella zona euro. Il Regolamento stabilisce inoltre tariffe uniformi per i bonifici istantanei in euro e impone misure rigorose per individuare e prevenire frodi da parte dei PSP, obbligandoli a offrire gratuitamente un servizio di verifica dell’identità del destinatario. In caso di danni finanziari derivanti da mancate precauzioni antifrode da parte dei PSP, i clienti hanno il diritto di richiedere un risarcimento. Ulteriormente, i PSP che offrono bonifici istantanei, sono tenuti a verificare se i propri clienti sono soggetti a sanzioni o restrizioni legate al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Le nuove disposizioni normative entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione ufficiale dell’UE, fornendo agli Stati membri un periodo di 12 mesi per implementare il Regolamento, al fine di garantire un’adeguata preparazione e adozione delle nuove regole nel settore finanziario europeo. Scarica come PDF... Avviato provvedimento cautelare nei confronti di Intesa San Paolo30 Novembre 2023Banche e Poste / newsL’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha imposto l’interruzione del trasferimento dalla banca Intesa San Paolo a Isybank senza previo consenso espresso. L’operazione ha coinvolto circa 300 mila correntisti dei 2,4 milioni che dovrebbe riguardare in totale. Avevamo già trattato in passato la questione, e l’autorità aveva già espresso l’intenzione di operare a tutela dei correntisti. Secondo l’Autorità il trasferimento èha avuto una modalità non conforme alle disposizioni del Codice del Consumo. Per effetto del trasferimento, i correntisti non sarebbero più potuti accedere a filiali e ad internet banking usufruendo soltanto dell’applicazione e avrebbero subito delle modifiche contrattuali sostanziali. Oltre quindi alle modalità di notifica del passaggio sarebbero illegittimi anche i cambiamenti sostanziali subiti dai correntisti. La decisione dell’Autorità L’Autorità ha quindi previsto che le due banche, previa informativa chiara ed esaustiva sulle caratteristiche del nuovo conto Isybank, assegnino ai correntisti un congruo termine per fornire il proprio consenso espresso al trasferimento. Entro 10 giorni Intesa Sanpaolo e Isybank dovranno comunicare le misure adottate. Scarica come PDF... Annunciata da Intesa una nuova data per il passaggio ad Isybank14 Novembre 2023Banche e Poste / newsIntesa Sanpaolo ha annunciato un nuovo termine per rifiutare il passaggio ad Isybank per i propri correntisti. La banca ha contattato i propri utenti comunicando che la scadenza, precedentemente fissata al 30 settembre 2023, sarà spostata al 29 febbraio 2024. Fino a tale data coloro che lo desiderano potranno informare della non intenzione a procedere con il trasferimento. La decisione arriva a seguito delle numerose lamentele presentate dagli utenti alle associazioni per i consumatori e all’istruttoria avviata da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. La proroga non fa riferimento ai clienti che hanno effettuato il trasferimento il 16 ottobre 2023, bensì solo ai clienti selezionati per effettuare il passaggio il 18 marzo 2024. Scarica come PDF... Avviata un’istruttoria nei confronti di Intesa Sanpaolo e Isybank 6 Novembre 2023Banche e Poste / newsL’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti delle banche Intesa Sanpaolo S.p.A. e Isybank S.p.A. a seguito della ricezione di più di 2000 segnalazioni in merito alla notifica di trasferimento ricevuta dagli utenti Intesa Sanpaolo. Si sarebbe verificata, infatti, una cessione di circa un centinaio di migliaio di correntisti da parte di Intesa Sanpaolo nei confronti di Isybank. Secondo l’Antitrust le modalità usate per il trasferimento non sarebbero coerenti con il livello di importanza della notifica inviata, rendendo il procedimento di per sé molto ambiguo. I correntisti avrebbero infatti ricevuto la comunicazione tramite mezzi prevalentemente digitali, via email o tramite l’applicazione dell’Internet Banking, in un periodo corrispondente per molti a delle ferie, il che avrebbe spinto la maggior parte dei consumatori a non dar troppo peso all’informazione notificata. All’interno della notifica le informazioni non si sono rivelate eccessivamente chiare in merito alla possibilità di diniego del trasferimento e ai cambiamenti contrattuali che questo avrebbe comportato. Secondo l’autorità tali novità potrebbero comportare un aumento di costi di mantenimento del conto e una minore attenzione al cliente. Scarica come PDF... Pagare con il POS costerà meno: firmato il protocollo tra banche ed esercenti4 Agosto 2023Banche e Poste / newsLo scorso 27 Luglio è stato raggiunto l’accordo in merito alle commissioni di pagamento tramite POS a carico degli esercenti. Il protocollo d’intesa coinvolge tra l’Associazione Bancaria Italiana, l’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento e Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, FIPE, ma lascia ampio spazio a chi vorrà aderirvi in seguito. La decisione arriva in risposta a un problema comune e fortemente segnalato da tempo. Il rapporto tra imprenditori e pagamenti elettronici è infatti da lungo tempo tortuoso e contraddittorio proprio in virtù del peso economico delle commissioni sui pagamenti ricevuti, questione che spesso spinge gli esercenti a rifiutare pagamenti con carta, nonostante gli obblighi di legge. L’accordo arriva quindi in risposta alle necessità degli esercenti, e al contempo ne beneficeranno anche gli utenti. Cosa prevede l’accordo? E chi ne beneficerà? Nel protocollo si prevede l’abbassamento dei costi delle commissioni sui pagamenti con carta inferiori ai 10€, con quasi azzeramento di questi ultimi, e una sostanziale riduzione delle commissioni sui pagamenti fino ai 30€. Tali decisioni sono destinate a piccole e medie imprese con un fatturato relativo all’anno di imposta precedente non superiore ai 400.000 €. A cura di Rosanna Prosperi Scarica come PDF... PAESI UE: OPERAZIONI PROCAPITE CON PAGAMENTO DIVERSO DAL CONTANTE23 Giugno 2023Banche e Poste / Consumatori / Tecnologia A cura di ADUSBEF Da anni i fornitori di servizi di pagamento fanno rimarcare come, in Italia, i nuovi strumenti elettronici non siano molto amati dai cittadini e, quindi, risultino poco utilizzati. A parte la comodità del pagamento in contanti, una delle cause che tiene lontani i cittadini dai nuovi sistemi è quello della profilatura cui è soggetto chi usa sistemi di pagamento elettronici. Ogni movimento passa attraverso la (costosa) contabilità bancaria. Di ogni correntista viene conosciuto e registrato fino all’ultimo acquisto tramite quei sistemi. E’ da notare che molti cittadini preferiscono utilizzare il contante non solo per motivi di privacy, ma anche per evitare le commissioni bancarie associate ad alcuni di questi servizi. Si ricorda che per chi non vuole essere profilato dal sistema bancario italiano esistono vari modi per realizzare il suo scopo. Il più semplice è quello di diventare correntisti o titolari di carte di credito prepagate offerti da Banche non radicate in Italia, quindi con Iban estero. In questo caso, se si ritiene di poter stare più tranquilli, la profilatura verrà effettuata dalla banca estera. Vediamo i dati di questo fenomeno tipicamente italiano. Dall’Appendice alla Relazione sul 2022 del Governatore di Banca d’Italia è possibile ricavare un quadro generale e comparato (per l’anno 2021) tra i paesi UE in merito alle operazioni di pagamento diverse dal contante. Quella che segue è la tabella di Bankitalia che rileva, nella UE, la diffusione degli strumenti di pagamento nella UE: Nel 2021, l’Italia risulta ultima per numero di operazioni pro capite con strumenti diversi dal contante. Siamo a 168 operazioni pro capite (una operazione ogni due giorni). Penultima Cipro con 198. Terzultima la Grecia con 201 operazioni procapite. Anche per il 2022, la rilevazione di Banca d’Italia ci vede all’ultimo posto pur aumentando da 168 operazioni annue a 195 (ultima riga della tabella). Chi utilizza maggiormente strumenti diversi dal contante sono: la Lituania con 645, quasi due operazioni giornaliere pro capite; seconda la Finlandia con 559; terza l’Olanda con 556. Fuori norma e da non considerare la situazione del Lussemburgo che accentra le operazioni delle molte aziende internazionali con sede sociale nel Lussemburgo. Dà comunque l’idea della dimensione del fenomeno. BONIFICI Per quanto riguarda l’uso del bonifico come strumento di pagamento, primeggia la Finlandia con 214 bonifici procapite l’anno, seguita dal Belgio con 165,2 bonifici, seguito dall’Estonia con 137,6. L’uso del bonifico vede l’Italia, ancora una volta, ultima con 29,1 operazioni procapite annue, penultimi sono i Portoghesi con 34,7 e terzultimi i Maltesi con 43,2. ASSEGNI Lo strumento dell’assegno bancario è sempre meno utilizzato e, praticamente, sta per andare in pensione in quasi tutti i paesi UE. Gli assegni vengono ancora usati in Francia con 16,2 assegni emessi procapite l’anno(poco più di uno al mese), seguita da Malta con 10,6 assegni emessi e da Cipro con 6,1 assegni. In Italia, dove l’assegno non è mai stato uno strumento di pagamento molto apprezzato soprattutto da chi lo riceve, si emettono 1,5 assegni procapite l’anno (un assegno ogni otto mesi). CARTE DI PAGAMENTO Per quanto riguarda l’uso delle carte di debito, di credito e prepagate, la tabella di banca d’Italia evidenzia come i tedeschi siano gli ultimi nell’uso delle carte (99,6 operazioni procapite l’anno); noi siamo i penultimi con 114,4 operazioni. Nell’utilizzo delle carte sono primi ancora i Lituani con 440,8 operazioni pro capite l’anno (+52,2 % rispetto al 2020), seguiti dagli Irlandesi con 390,3 operazioni (+20,0% rispetto all’anno precedente). Circa la diffusione delle carte, Bankitalia rileva (tabella seguente) un drastico calo delle carte di credito in circolazione rispetto al 2021 (da 24,446 a 20,806 milioni ) mentre restano stabili le carte attive. Continuano a crescere le carte Bancomat rispetto al 2021 (da 60,940 a 63,435 milioni). Stabili le carte prepagate che risultano quasi 30,5 milioni. NUOVI STRUMENTI DI PAGAMENTO Sono diventati sempre più popolari negli ultimi anni diversi strumenti alternativi all’uso del contante ed anche ai classici servizi messi a disposizione dal sistema bancario e finanziario (assegni, bonifici, ordini permanenti, carte). È importante notare che la disponibilità di questi strumenti può variare a seconda del paese e delle politiche delle singole istituzioni finanziarie. Ecco alcuni di essi: 1. Applicazioni di pagamento mobile: Le app di pagamento mobile, come Apple Pay, Google Pay e Samsung Pay, permettono di effettuare pagamenti utilizzando uno smartphone o un altro dispositivo mobile. Queste app collegano una carta di credito o di debito all’account dell’utente e consentono di effettuare pagamenti avvicinando il dispositivo al terminale di pagamento (Tecnologia NFT). 2. Portafogli digitali: I portafogli digitali, come PayPal e Skrill, permettono di inviare e ricevere denaro tramite Internet. Questi servizi consentono di collegare un conto bancario o una carta di credito al proprio account e di effettuare transazioni online o tra utenti dello stesso servizio. 3. Pagamenti tramite codice QR: Questa tecnologia (ormai molto diffusa) permette agli utenti di scansionare un codice QR con il proprio smartphone per effettuare un pagamento. Alcuni esempi di servizi che offrono questa modalità di pagamento sono offerti da: BancoPosta («Inquadra codice QR» è la funzionalità che permette di pagare bollettini e avvisi pagoPA, abilitare i prodotti in App, prelevare il denaro senza utilizzare la carta ecc.); PayPal QR Code, Alipay ed altri. 4. Pagamenti tramite strumenti indossabili (wearable): alcuni dispositivi indossabili, come smartwatch e braccialetti intelligenti, consentono di effettuare pagamenti avvicinando il dispositivo al terminale di pagamento. Questa funzionalità è spesso integrata con carte di credito o app di pagamento mobile. Scarica come PDF... POS E COSTI DELLE COMMISSIONI26 Aprile 2023Banche e Poste / Consumatori A cura di ADUSBEF Alla fine del 2022 era sorta la polemica legata all’ uso del POS (Point of Sale), lo strumento elettronico di pagamento che ormai troviamo praticamente in tutti i negozi, come strumento alternativo del denaro contante. Da una parte non si riteneva giusto obbligare i commercianti ad accettare i pagamenti digitali, dall’ altra, i sostenitori delle transazioni digitali invece favorevoli all’ obbligo (peraltro già esistente). I critici dell’ obbligo all’ uso del POS ponevano l’ accento soprattutto sulle alte commissioni bancarie che gli esercenti devono pagare per permettere ai loro clienti di svolgere le transazioni con il POS. In effetti questo sembra essere uno dei problemi più grandi in fatto di mezzi di pagamento digitali; a tal proposito, vale la pena di citare uno studio di Confesercenti che ha stimato in 5 miliardi di euro il costo delle transazioni elettroniche per le imprese. Per completezza di informazione va ricordato che secondo un’indagine della Banca d’Italia del 2020, ricevere un pagamento elettronico costerebbe meno del pagamento in contanti per l’esercente. Rispetto all’importo della vendita, sui contanti il costo medio per il negoziante è dell’1,1 per cento (per problemi di conservazione, di sicurezza, di trasporto, di assicurazione, necessità di recarsi in banca per il versamento ecc.) mentre con un pagamento via carta o smartphone questa percentuale si riduce allo 0,65 per cento. Ricordiamo inoltre che molti fornitori di servizi hanno azzerato le commissioni per pagamenti di piccoli importi; PagoBancomat, ad esempio, ha azzerato le commissioni fino a 5 euro fino alla fine del 2023. Non è esclusa una riproposizione dell’offerta da parte di PagoBancomat. Comunque, il governo ha deciso di intervenire e lo ha fatto inserendo una normativa all’ interno della legge di bilancio per il 2023 (legge n. 197 del 29 dicembre 2022); in particolare, l’ art. 1, commi 386 e 387 intervengono in maniera molto concreta per cercare di contenere i costi delle commissioni. Infatti la legge stabilisce che entro il 1 marzo 2023 deve costituirsi, con decreto del Ministero dell’ Economia, il tavolo delle categorie interessate che ha come scopo trovare soluzioni per mitigare il costo delle commissioni per le transazioni elettroniche sotto i 30 euro per gli esercenti che, nell’anno d’imposta precedente, abbiano conseguito ricavi e compensi non superiori a 400.000 euro. Il tavolo in oggetto ha avuto un ulteriore mese di tempo (fino al 31 marzo) per trovare un accordo; nel caso in cui l’accordo non si trovi, interverrebbe una sorta di “punizione”, ossia i prestatori di servizi di pagamento elettronici e i gestori degli schemi di pagamento dovranno versare il 50% dei loro utili derivanti dalle transazioni inferiori a 30 euro a un fondo che servirà a mitigare i costi che devono sostenere gli esercenti i cui ricavi nell’anno d’imposta precedente non siano superiori ai 400.000 euro, per le transazioni inferiori a 30 euro. Ebbene, il termine del 31 marzo è stato ormai superato; restiamo in attesa delle decisioni perché, ad oggi, il tavolo non ha ancora prodotto alcun accordo; e, almeno per il momento, neanche si prevede che venga introdotta la “tassa” del 50% degli utili per i gestori dei servizi di pagamento di cui si parlava pocanzi. Pare, invece, che il Ministero dell’ Economia, punti ad arrivare all’ accordo in tempi brevi cercando di evitare la “punizione”. Bisogna comunque sottolineare il fatto che finora si è aggirata la norma che prevede la “tassa punitiva”. La prossima convocazione del tavolo è prevista per il 20 aprile. Sarà nostra cura aggiornare circa ogni iniziativa in materia. Scarica come PDF... INVESTIMENTI: ACCORTEZZE E CONSIGLI30 Marzo 2023Banche e Poste / ConsumatoriA cura di Adusbef, AGI – Le famiglie italiane, per fronteggiare l’inflazione record, metteranno mano ai risparmi e i depositi subiranno una “sforbiciata” di 163,8 miliardi di euro nel biennio 2022-2023. E’ quanto emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA che ipotizza che i 1.152 miliardi di euro presenti nei conti correnti bancari non registrino alcuna variazione nell’arco temporale preso in considerazione, e che prevede che nel biennio l’inflazione crescerà di quasi il 15 per cento (+8,1l’anno scorso e +6,1 quest’anno). Una sorta di “patrimoniale” da quasi 164 miliardi di euro che a ogni singolo nucleo familiare “costerà” mediamente 6.338 euro. [https://www.agi.it/economia/news/2023-02-25/cgia-inflazione-brucia-164-miliardi- risparmi-famiglie-20256312/ ] Nel lungo periodo di tassi praticamente azzerati, se non negativi, il detenere contanti sul conto corrente comportava costi – a fine anno -, solo per le commissioni bancarie applicate, mentre l’inflazione non era influente. Ma siamo entrati improvvisamente in un periodo di inflazione, addirittura a due cifre: con una inflazione al 10%, i 100 euro di gennaio diventano 90 a dicembre. Questo stato di cose sta spingendo molti cittadini risparmiatori a ricercare tipi di investimento che producano interessi per il sottoscrittore. Ma, a parte investimenti molto rischiosi, la vetrina di banche, Posta e società finanziarie, anche istituzionali, non vanno oltre una remunerazione del 5% non sono in grado, quindi, di permettere un recupero se non parziale dei danni finanziari generati da una inflazione molto alta, se non addirittura a due cifre. Ma come dobbiamo procedere per investire in modo consapevole e al fine di non andare incontro (per quanto possibile) a situazioni impreviste. Anzitutto dobbiamo aver chiaro il perché ci stiamo orientando verso un investimento in titoli. Per investire risparmi accantonati in anni e di cui non abbiamo bisogno nel breve-medio periodo? Perché la nostra capacità di risparmio è cresciuta? Non abbiamo già previste spese consistenti per i prossimi anni? Insomma, chiediamoci: “Per quanto tempo posso “dimenticarmi” delle somme da investire e non averne bisogno nella gestione finanziaria della famiglia? Le risposte influiranno sulla durata dell’investimento, sulla rischiosità che siamo disposti ad affrontare, sul tasso di interesse che consideriamo adeguato. Definiti i nostri obiettivi, possiamo procedere ad approfondire le caratteristiche dell’investimento che stiamo cercando, senza limitarci a valutare solo il tasso di remunerazione: – VALUTIAMO IL RISCHIO. Tipo di titolo (le azioni sono più rischiose delle obbligazioni) Paese interessato (un titolo argentino è sempre più rischioso di un pari titolo tedesco). Settore economico coinvolto (un titolo che investe nel carbone è più rischioso di uno che investe nell’idrogeno). – VALUTIAMO LA LIQUIDABILITÀ. Un titolo che ha un mercato ristretto è meno facilmente liquidabile di uno che ha un vasto mercato, come i nostri titoli di stato. In quanto tempo, dopo il disinvestimento, avremo i soldi a disposizione sul conto? – VALUTIAMO L’EVENTUALE VINCOLO TEMPORALE. Per ottenere un tasso superiore potremmo investire in una forma vincolata. Si valuti bene il tipo di vincolo: è tassativo? Cioè non è possibile dare ordine di vendita prima della scadenza del periodo? E’ invece possibile anticipare la liquidazione? Se sì, perdiamo gli interessi contrattati? – VALUTIAMO I COSTI E LE COMMISSIONI DEL TITOLO. È tutto chiaro? Non ci sono costi nascosti come ad esempio i costi di gestione annuali dei fondi comuni? Le commissioni pagate sono solo quelle all’atto dell’investimento? Alcuni fondi comuni hanno anche (o solo) commissioni di uscita. – CONFRONTIAMO LA TASSAZIONE PER I VARI TIPI DI INVESTIMENTO. In genere la tassazione dei rendimenti finanziari è pari al 25%. Ma i Buoni Postali Fruttiferi, come i nostri titoli di stato sono soggetti ad una tassazione dei rendimenti pari al 12,5%. Solo a questo punto possiamo comparare il tasso di rendimento. Ma si sa: in finanza non si è mai certi di nulla. Le crisi bancarie di questi ultimi giorni inseriscono ulteriori elementi di incertezza e una preoccupazione: siamo solo agli inizi di una nuova crisi o, con le rassicurazioni di Biden sulla totalità depositi dei correntisti SVB e l’acquisto del Credit Suisse da parte di UBS le cose si vanno tranquillizzando? Nel dubbio, un consiglio: se avete intenzione di inserire qualche fattore di rischio nei vostri investimenti, aspettate che gli eventi maturino e che le acque si tranquillizzino definitivamente. Statevene alla finestra per qualche settimana: nel campo degli investimenti non esiste mai “l’ultimo treno”! Un suggerimento: in assoluto, il miglior modo di investire i nostri risparmi consiste nel dedicare qualche ora a studiare le caratteristiche del mercato mobiliare e dei vari titoli (azioni, obbligazioni, Buoni Postali, titoli di stato, fondi comuni) messi in vetrina da banche, Posta, SIM, OICR, società finanziarie. Scarica come PDF... Antitrust: accertato cartello sui finanziamenti per l’acquisto delle vetture22 Gennaio 2019Auto Moto Assicurazioni / Banche e PosteL’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha individuato l’esistenza di “un’intesa restrittiva della concorrenza, tra il 2003 e il 2017, funzionale ad alterare le dinamiche concorrenziali nel mercato della vendita di automobili dei gruppi di appartenenza attraverso finanziamenti erogati dalle rispettive captive banks”. Per questo motivo l’Antitrust ha deciso di multare Banca PSA Italia, Banque PSA Finance, Santander Consumer Bank, BMW Bank, BMW, Daimler, Mercedes Benz Financial Services Italia, FCA Bank, FCA Italy, CA Consumer Finance, FCE Bank Plc., Ford Motor Company, General Motor Financial Italia, General Motors Company, RCI Banque, Renault S.A., Toyota Financial Services Plc., Toyota Motor Corporation, Volkswagen Bank GmbH, Volkswagen AG., e le associazioni di categoria Assofin ed Assilea per un totale di 678 milioni di euro. Secondo l’Antitrust, che ha formalizzato questa decisione al termine di un’istruttoria conclusasi il 20 dicembre, le imprese e associazioni citate attuavano “un’intesa unica, complessa e continuata avente ad oggetto lo scambio di informazioni sensibili relative a quantità e prezzi, anche attuali e futuri” violando, in questo modo, le norme sulla concorrenza. Dopo la sanzione dell’AGCM le associazioni dei consumatori stanno cominciando a valutare la possibilità di avviare delle class action a tutela dei diritti degli acquirenti di automobili a rate dal 2004 al 2017. L’esistenza di un cartello presume, anche in base alla normativa europea, un danno per il consumatore, che però andrà individuato e quantificato precisamente, in base al segmento di mercato e ai profili di rischio del singolo cliente. di Mattia Angelini Scarica come PDF... Amazon: nuovo operatore postale18 Dicembre 2018Banche e PosteIl colosso statunitense capitanato da Jeff Bezos ha ricevuto dal Ministero dello Sviluppo Economico la licenza per operare nei servizi di spedizione postale Amazon, multinazionale del settore e-commerce, ha ottenuto il riconoscimento in Italia per operare nel servizio postale. L’ufficializzazione viene resa nota dall’ultimo aggiornamento dell‘elenco degli operatori postali, pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), dove per la prima volta compaiono le due società che si occuperanno del servizio: Amazon Italia Transport e Amazon Italia Logistica. Amazon, quindi, potrà gestire tutta la filiera: Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport, dovranno in ogni caso sottostare alla legge vigente che, per le aziende registrate all’elenco degli operatori postali del MiSE, prevede una tassa pari all’ 1,4 per mille dei ricavi e un adeguamento alle norme per i lavoratori che, d’ora in poi, dovranno essere inquadrati nel Contratto Nazionale del Settore Postale. Per le imprese italiane del settore, Poste italiane in primis, l’ingresso di Amazon come concorrente non è sicuramente una buona notizia, dato che, Amazon già possiede un enorme rete di logistica in Italia, e presidia di fatto la filiera di consegne a domicilio. Di certo l’ingresso di Amazon stimolerà tutti i concorrenti nel rendere un servizio più efficiente, dato che il mercato della logistica, offre ingenti opportunità di guadagno, 82 miliardi di euro annui. Per eventuali segnalazioni scrivi a info@mdclazio.org di Francesco Fronterotta Scarica come PDF... Conto corrente gratis, ora c’è l’obbligo: ecco a chi spetta2 Luglio 2018Banche e PosteConto corrente base garantito per tutti e gratuito per chi ha un reddito basso. È quanto prevede un decreto attuativo del Ministero Economia e Finanze(Mef), che detta le regole sul cosiddetto“conto di base”introdotto dal decreto legislativo 37/2017 che ha stabilito l’obbligo per banche e Poste Italiane Spa di offrire ai propri clienti un conto di pagamento con caratteristiche di base e costi contenuti. Il conto base prevede il solo pagamento del canone annualee ai clienti non potranno essere addebitate ulteriori spese, oneri o commissioni. Non è quantificato il canone annuo da corrispondere, ma deve essere “ragionevole e coerente con finalità di inclusione finanziaria”. Economico in sostanza. Nel pacchetto del conto base deve essere inclusa una serie di operazioni gratuite all’anno che il decreto del Mef ha stabilito minuziosamente: 6 prelievidi contanti allo sportello, prelievi illimitati dal proprio atm, 12 dagli atm di altre banche, 12 versamenti di contanti e assegni. E ancora, i bonifici: se ne possono ricevere 36 e fare 12 per pagamenti ricorrenti (quelli effettuati a cadenza regolare e sempre dello stesso importo, ad esempio l’affitto) più altri 6. L’altra novità, la principale, è quella del conto di base completamente gratuitoed esente dall’imposta di bollo. Ne hanno diritto i consumatori il cui ISEE sia inferiore a 11.600 euro e i pensionati con trattamenti pensionistici inferiori all’importo di 18mila euro l’anno. Anche per i conti gratuiti devono essere garantite senza alcun pagamento tutte le operazioni sopra citate. Ogni operazione aggiuntiva è a pagamento. Scarica come PDF...