A cura di Movimento Difesa del Cittadino Lazio
La fruizione dei contenuti online è ormai una pratica che accomuna ogni individuo dell’era moderna, era che promuove ed incoraggia la digitalizzazione della società in ognuna delle sue componenti ed attività, professionali e non.
In questo contesto, ognuno di noi, in quanto surfer della rete, è dotato di una sorta di patente nautica per navigare nel mondo web che ci permette di fruire liberamente dei contenuti online con in mano (letteralmente) un’infinita varietà e quantità di risorse.
L’aspirazione a raggiungere sempre maggiori livelli di digitalizzazione e la sofisticatezza dei dispositivi utili al fine contribuiscono a rendere sempre più semplice a chiunque lo desideri l’accesso alle risorse digitali, facendo sembrare tutto scontato e banale, sotto la guida di un “acquisito automatismo” per cui con un semplice click o un semplice tocco, ecco pronta ogni risposta.
Dietro l’apparente semplicità del navigare in Internet sussiste tuttavia un complesso ed articolato sistema di raccolta dati che permette di ottenere tutta una serie di informazioni tradotte in un linguaggio informatico fatto di numeri e logaritmi. Senza andare a fondo ad ostici tecnicismi, basterà sapere che quando navighiamo online, molti dei nostri dati vengono conservati in un grande cervello informatico e la protezione di questi dati deve essere ben garantita e tutelata, dal numero di carta di credito all’acquistare qualcosa online, fino alla cronologia di navigazione. Anche tal fine, in Italia è stato costituito il Garante della privacy, autorità amministrativa indipendente istituita dalla cosiddetta legge sulla privacy (legge 31 dicembre 1996, n. 675) e designata anche ai fini dell’attuazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali dell’Unione Europea (Gdpr).
La figura e i compiti del Garante si sono rivelati sempre più necessari se considerate le imponenti evoluzioni dell’uso di Internet, tanto più in un’epoca in cui l’online ha sopperito in molti alle “distanze” cui ognuno è stato costretto dal 2020.
Di recente, proprio il Garante della privacy italiano, in linea con i suoi omologhi francese ed austriaco, ha dichiarato illegittimo il sistema di raccolta dati di Google, Google Analytics, in quanto il trasferimento di dati fuori dall’Unione europea verso gli Stati Uniti (sede della società informatica) viola le disposizioni contenute nel Gdpr, che vieta esplicitamente il trasferimento dei dati degli utenti europei in Paesi privi degli adeguati livelli di protezione, come gli USA. Secondo il Garante infatti, i gestori di siti web che utilizzano Google Analytics raccolgono, tramite i cookie, diverse informazioni che riguardano direttamente gli utenti dei siti in questione.
Ebbene, l’Autorità richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati ed invita tutti i titolari del trattamento a verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics rispetto la normativa in materia di protezione dei dati personali.
Ci si potrebbe spaventare e sentirsi quasi violati nella propria intimità nel realizzare che “parti di noi” siano così facilmente reperibili da entità percepite come immateriali. Eppure, non c’è da temere troppo: Garante, gestori informatici, tutele legali europee permettono anche chi è meno esperto di poter sperimentare un utilizzo protetto e sicuro del web, ovviamente supportato da una consapevolezza individuale che ognuno di noi costruisce nel tempo, grazie ad una corretta informazione ed una solerte attenzione ai contenuti di cui si fruisce.
Ecco dunque che, qualora l’individuo vedesse violato il proprio diritto alla privacy sul web, può direttamente adire al Garante, esercitando i diritti previsti dagli articoli da 15 a 22 del Regolamento (UE) 2016/679. L’Autorità prevede infatti un iter preciso e chiaro per poter far valere i diritti di ognuno, grazie ai due principali strumenti, il reclamo e la segnalazione, ed ai suggerimenti ed esempi di buone pratiche per proteggere meglio i propri dati nelle varie situazioni ed attività della vita quotidiana.
Una società digitale e digitalizzata è un’aspirazione legittima, in quanto gli strumenti preposti alla connessione, non solo di Internet, ma degli individui tutti, gli uni con gli atri, permetterebbero maggiori possibilità di inclusione e partecipazione anche a categorie svantaggiate ed altrimenti escluse dal vivere comune. L’equilibrio tra consapevolezza dei propri diritti anche online e tutela degli stessi è la chiave per poter godere pienamente delle potenzialità di una società veramente connessa.